Suma, un uomo un perché

I vomitoriali del servo per eccellenza

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    L'Ascia Bipenne

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    La valle dove d'Estate l' afa è opprimente e d' inverno la nebbia rende le sagome soffuse

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    è da marzo che dice che siamo su Lijaic, speriamo.
     
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    La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stata convincere il mondo che lui non esiste, e come niente... sparisce

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    Clausola anti-Milan? No! Anti-Ljajic. Roma, Osvaldo resta. Severgnini, senza il Milan non sa stare

    Avviso ai naviganti: in questa sede siamo fuori dalle acque territoriali del Milan, di Milan Channel e dei mezzi ufficiali rossoneri. Quello che state per leggere non impegna il Milan, non è ispirato dal Milan e non riguarda il Milan. E’ libera e semplice interpretazione. Dunque: per tutta la settimana i quotidiani del Bel Paese hanno lasciato a intendere che la vicenda Ljajic sarebbe stata “stroncata” dalla clausola anti-Milan. E cioè da una clausola inserita nel nuovo contratto che prevede una quota ragionevole per la rescissione in direzione di squadre estere, ma non esercitabile in Italia. Ljajic è un giocatore della Fiorentina e resterà alla Fiorentina, non c’è dubbio, ma quello che lascia basiti è come per tutta una settimana possa circolare sulla libera stampa italiana una tesi che verrebbe cerchiata in rosso dall’Unione Europea. Nooo…non è una clausola anti-Milan, ma una clausola anti-Ljajic. Non esistono vincoli contrattuali che possano indirizzare, e quindi limitare anche geograficamente, la libera circolazione delle persone che lavorano. In questo caso, proprio Ljajic. La clausola limiterebbe il suo futuro professionale, non quello del Milan che continua la sua vita e sa farsi una ragione di tutto dopo tanti anni di grande calcio con grandi campioni e grandi vittorie. Nel libero mercato, certi vincoli, anche se reciprocamente accettati e firmati, sono impensabili. Non solo, sono teoricamente impugnabili il mattino dopo da chiunque e in qualsiasi sede. La libertà di movimento del giocatore è sacra, in territorio europeo. La clausola Ljajic avrebbe lo stesso valore di un’altra clausola di cui si era parlato e scritto, fino a qualche mese fa. E cioè quella relativa a Mario Balotelli. Se lo cede in Italia, il Manchester City deve prendere in considerazione prima l’Inter e parlare con l’Inter, era la tesi. Risulta a qualcuno che ciò sia accaduto? No, perché Balotelli ha potuto liberamente fare ritorno in Italia, presso un Club che ha avuto una libera e normale contrattazione di mercato con la sua precedente società di appartenenza. Così funzionano le cose. Senza guerre sante, ma con la razionalità e il buon senso delle regole del libero mercato e della libera circolazione. E Ljajic non centra nulla: al Milan non viene, così come Honda che arriverà il 1’ Gennaio. Il mercato del Milan, contento di Silvestre, guarda avanti.

    E’ arrivato anche Gervinho. Attaccante forte, fantasioso e duttile. E soprattutto esterno. Come Lamela. Che sia l’argentino più giovane quello maggiormente inidiziato di cessione nella calda estate giallorossa? Avere due attaccanti esterni di quel livello per una squadra che non deve giocare ogni tre giorni alla morte, appare un lusso. E l’eventuale partenza di Lamela consentirebbe alla Roma di reinglobare psicologicamente quell’Osvaldo. Già proprio lui. C’è la fila, lo vogliono tutti. Ci sarà un motivo…Osvaldo è un giocatore importantissimo, per carattere e numeri sotto rete. Non trema nelle grandi partite e ama essere caricato di responsabilità. Perché mai la Roma dovrebbe privarsene in una stagione che sogna essere quella del grande riscatto per cuori forti? Se riuscirà a trovare una collocazione a Marco Borriello, altro giocatore importante per colpi e personalità, dal dna simil-Osvaldo, la squadra giallorossa si ritroverebbe davanti con Totti, Osvaldo, Gervinho e Destro. E altre prospettive strategiche aperte sul piano economico dall’eventuale cessione di Lamela. Il quale Erik è un giocatore delizioso, ma ancora cerbiatto, ancora poco continuo. Nonostante la succulenta offerta del Wolfsburg delle ultime ore, l'opzione cessione non appare la migliore ipotesi. Anzi.

    Beppe Severgnini sfotte sottilmente ma implacabilmente il Milan da anni, senza aver mai sostenuto un solo contradditorio sul piano sportivo. Perché sui grandi quotidiani italiani nei quali opera e scrive, non c’è nessuno a fargli il controcanto rossonero. Piccolo inciso: chi conosce il sottoscritto sa quanto viva in maniera sanguigna la rivalità calcistica milanese. Ma quando sono ospite a TL e Antenna 3, emittenti milanesi e del Nord Italia in cui questa rivalità è particolarmente radicata e coltivata, mi autoregolamento. Nelle rarissime circostanze in cui non c’è un’ospite interista sto zitto, non parlo dell’Inter. Non lo trovo leale. La rivalità in cui posso dire quel che voglio senza che nessuno mi risponda, è una fuga dal confronto aperto, è un colpo basso a sé stessi. Non a chi si vuol colpire. Comunque sia, quagliamo. Scrive Severgnini in un corsivo su…Moratti-Thohir: “L'A.C. Milan sbaglia, quando dichiara ufficialmente il proprio sostegno al presidente condannato in Cassazione: perché mette la storia al guinzaglio della cronaca, il calcio al seguito della politica, una tifoseria al servizio di una persona. È come se i Moratti, contestati per il progetto di trivellazione ad Arborea, chiedessero il supporto dei tifosi nerazzurri: che c'entra il gas con Guarin?”. Commento: non ho avuto come direttore Vittorio Feltri, ma in tanti anni di cronaca a “Il Giorno”, ogni tanto venivo raggiunto dalle telefonate di Marco Nozza. Al telefono, in un nanosecondo, mi faceva 100 domande su un evento che il piccolo cronista doveva raccontare al grande inviato. E al termine della telefonata, era, enorme Nozza, padrone dell’evento più di chi lo aveva seguito sul campo. Se Severgnini mi avesse omaggiato di una telefonata gli avrei spiegato che: “Il Sito del Milan è del Milan, ma con i suoi contenuti che vengono seguiti da una testata giornalistica appositamente creata. Il cui direttore responsabile si lava le mani solo dal punto di vista igienico. E se a vivere un momento molto difficile è la persona, attenzione Severgnini, la persona, del presidente che per 27 anni ha cambiato, illuminato e rimpinzato di record ed emozioni come mai nessun altro prima la vita di ciò di cui la testata si nutre, e cioè il Milan, dal mondo rossonero non può non arrivare solidarietà. E migliaia di milanisti l’hanno sottoscritta, così come altri, mancherebbe altro, non erano d’accordo. Tutto questo, comunque, senza entrare nel merito, il Sito del Milan non si è permesso, né della politica nè dei processi. Al fianco, non significa supporto. E poi quale supporto “richiesto”? Caro Severgnini, nessuno mi ha chiesto niente e il presidente Berlusconi non sapeva nemmeno che fosse stata pubblicata la nota di solidarietà”. Insomma, informarsi alla fonte è sempre un bene. Anche se, capisco, il farlo significherebbe poi non poter strumentalizzare. Ma, Santo Cielo, una volta tanto, Severgnini non può fare un pezzo sull’Inter scrivendo di Inter dall’inizio alla fine senza il passaggio “obbligato” sul Milan? Una sola volta, una. E poi, scusi Severgnini, anche quando Le chiedono che ora è Lei non ce la fa a non inzuppare nel rossonero, ma non andate dicendo in giro che la vs. vera rivalità è con la Juventus?



    eccezionale: dice a severgnini di farsi i cazzi suoi col milan (sacrosanto, per carità), oltretutto non mancando di aggiungere la solita sviolinata patetica al galeotto, e parla della roma esprimendo perplessità sull'acquisto di gervinho e di un'eventuale quanto fantasiosa cessione di lamela. ma saranno cazzi della roma?
    un fenomeno, la contraddizione in due paragrafi consecutivi. grazie ancora mauro!
     
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  3. Earvin Johnson
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    Ricordo ancora i suoi editoriali dell'estate 2011 in cui passò l'estate a farsi i cazzi della Juve criticando la loro campagna acquisti,glissando ovviamente sul fatto che il nostro sbandierato super acquisto a cc fu Aquilani in prestito con diritto di riscatto(ovviamente non esercitato)...fenomeno.
     
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    La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stata convincere il mondo che lui non esiste, e come niente... sparisce

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    Eto'o come Kakà...con Osvaldo dietro l'angolo. Real Madrid: Ancelotti rettifica. Inter: mister Mbaye e mistero Duncan. Cos'ha Poli che non va? Il cognome?

    L'estate di Eto'o ricorda le due che il Milan ha vissuto sulle tracce di Ricardo Kakà, quella del 2011 e quella del 2012. Arriva, non arriva. Lui qui si rilancia, i brividi. La mozione degli affetti è una delle travi psicologiche del calcio che mobilita le persone e che lo rende eterno. L'Inter di oggi non può prendere Eto'o. Non ci sono le basi economiche, nè per il cartellino, nè per l'ingaggio. Ma proprio perchè è lui, così come per il Milan proprio perchè era Kakà, ci si pensa, ci si ragiona. Se si dimezza l'ingaggio, se con il Club russo si trova qualche formula. Kakà al Milan si è arenato perchè il Real non era psicologicamente pronto a cedere a zero il giocatore allo stesso Club da cui l'aveva preso pagandolo 62. Giusto, normale, legittimo. L'Anzhi non ha pagato 62 Eto'o, ma d'altro canto non ci sono fra la famiglia Moratti e la dirigenza russa gli stessi rapporti, affettosi e collaudati, esistenti fra Florentino Perez da una parte, Silvio Berlusconi e Adriano Galliani dall'altra. Per cui grossi margini di manovra non ce ne sono. Chi ha davvero la possibilità di arrivare a Samuel Eto'o è il Chelsea. Rinunciato a Rooney, Mourinho pensa a lui. A meno che Thohir...è un po' questa la suggestione che ha indotto i media e i tifosi interisti a crederci. Thohir però vuole snellire le perdite e ringiovanire la squadra. Eto'o non va in questa direzione. Nemmeno Osvaldo, ma l'argentino della Roma fa parte dei sogni nerazzurri di fine Agosto.

    Così come l'avevamo letta era un po' grossa. Il Real la squadra più forte che io abbia mai allenato. Firmato, non una firma qualunque. Quella di Carlo Ancelotti. Ma come? Ma davvero? Può essere? E subito ripensi ai Milan allenati da Carletto. Ma non solo, anche la stessa Juventus di Zidane del 2000 e del 2001. Insomma, tanti pensieri. Ma la risposta di Carlo Ancelotti che giriamo, pari pari dal nostro cellulare, a tutti gli sportivi e a tutti i milanisti che sono quelli che si sono sentiti più colpiti, non si presta a equivoci: "Ho detto che il Real di quest'anno è molto forte, ma mai detto che e' la più forte". Per come Ancelotti ama ancora oggi il Milan, per come si tiene in contatto con la realtà rossonera e per come vive il calcio, quella frase lì suonava in effetti strana. E infatti...Ma non è solo una questione di legami e di affetti. E' soprattutto tecnica. Il Milan di Rui Costa, Rivaldo e Kakà che ha vinto la Champions League a Manchester, ma soprattutto il Milan di Kakà, Shevchenko e Crespo che l'ha crudelmente sfiorata a Istanbul: squadre allenate da Carlo Ancelotti più forti di questo Real, con tutto il rispetto. Prendiamo soprattutto il Milan di Istanbul. In porta quel Dida che nel 2003, nel 2004 e per mezzo 2005 era stato fra i migliori portieri del mondo, in quel momento era certamente più forte di Diego Lopez. In difesa Cafu a destra, Nesta e Stam centrali, Maldini a sinistra. L'unico che può reggere il confronto è Sergio Ramos e non lo vince. A centrocampo il miglior Gattuso, il miglior Pirlo e il miglior Seedorf. Per il migliore intendiamo il giocatore nel periodo top della propria carriera, quello con più salute, qualità ed energia. Anche qui, oggi individualità superiori nel Real, sempre con il massimo del rispetto, non ne vediamo. Davanti Kakà, Shevchenko e Crespo. Tutti e tre in piena forma e tirati a lucido. Il Real di oggi è Cristiano Ronaldo (eliminato dal Milan di Ancelotti nella Semifinale Champions del 2007 quando era in squadra con un certo Rooney), Benzema e altri campioni. E' un Real fortissimo, in cui Carletto crede e da cui tirerà fuori il massimo. Ma non è la squadra più forte che lui abbia mai allenato. Siamo d'accordo con il Mister. Certi Milan da lui guidati e costruiti dalla Società di via Turati meglio lasciarli fuori da ogni tipo di paragone.

    Gli addetti ai lavori del mercato italiano si stanno facendo un po' di domande sull'Inter. Ma perchè il Club nerazzurro ha Mbaye, ottimo prodotto tecnico e fisico del proprio Settore Giovanile, e va a prendere Wallace? Questione di chiccheria e di cognome? Forse fa fico arrivare dal Chelsea invece che dal proprio serbatoio, ma il dubbio è lecito. Mbaye è uno dei giocatori più richiesti (accade anche in casa Milan con Petagna e Kingsley Boateng) del mercato italiano dove il giovane di talento del grande Club tira molto. L'Inter naturalmente non cede Mbaye, ma valuta soltanto prestiti. A quel punto, allora, valeva forse la pena di non appesantire la rosa con il 19enne del Chelsea e continuare a valorizzare in casa il proprio talento. Lo stesso dicasi per Duncan. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono. L'Inter ce l'ha, eppure valuta di spendere un bel gruzzoletto, che in questo momento peraltro non c'è, su Taider e Nainggolan. L'Inter va giustamente orgogliosa del proprio Settore Giovanile. E allora perchè non ne mette i pezzi migliori in Prima squadra?

    A proposito di Taider e Nainggolan. C'è che ci viene in soccorso nelle nostre notti in bianco, per spiegarci che cos'abbiano nei piedi così tanto più di Andrea Poli nel loro modo di giocare e di stare in campo? Ottimi giocatori, mancherebbe altro. Sia la mezz'ala del Bologna che quella del Cagliari. Ma Andrea Poli non ha niente da invidiare a nessuno. E' nel giro della Nazionale, è stato decisivo nell'ultima Sampdoria, fa qualche gol ad ogni Campionato e dà tanta sostanza alle sue squadre come ha dimostrato nell'estate di pre-campionato del Milan. Ma il suo acquisto è costato poco, è entrato poco nelle cronache di mercato e il giocatore non è mediatico. Nel senso che è tutto polpa, tutta sostanza, poco cognome e poco esotismo. I fogliettoni di calciomercato se lo filano poco e sembra che al Milan non sia arrivato nessuno. In attesa che il campo giustifichi questa nostra ribellione ai luoghi comuni, anticipiamo i tempi. Il Milan con Poli ha migliorato il suo centrocampo e la stagione che va a iniziare, non quelle della memoria, lo dimostrerà. I tifosi milanisti non si abbonano per lui, ma chi si sta abbonando per libera scelta, e non per aziendalismo, lo apprezzerà. Lasciatemi infine correggere una inesattezza nella quale sono incappato nelle ultime settimane. Mexes è assolutamente eleggibile per la gara di andata con il PSV. Non è squalificato, da una Champions League all'altra si azzera tutto. Lo aspettiamo in campo oggi alle 17.30 contro il Derthona, in diretta su Milan Channel.



    quello che dice agli altri di farsi i cazzi propri e pensare alla propria squadra...
    poli cos'ha che non va? niente, un acquisto che ci sta. è il resto che deprime...
     
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  5. Earvin Johnson
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    Bello il confronto fra Milan e Real in cui ad esempio confronta Dida con il loro portiere di riserva e in difesa non caga minimamente Varane che sarebbe solo uno dei centrali più promettenti e talentuosi al mondo,Ronaldo poi è rimasto quello di 6 anni fa ovviamente,non può essere migliorato soprattutto come bomber...va bene.
     
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    che discorsi campati per aria che fa sto coglione
     
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    La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stata convincere il mondo che lui non esiste, e come niente... sparisce

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    Balo, Verona, Tosi: ridiamoci sopra. Oh! razzismo, bravo Conte. Matri resta alla Juventus. Napoli, aria nuova per Benitez...

    Prima che si scateni la guerra mediatica mondiale, prima che divampi il tempestone in un bicchier d'acqua, mettiamo le cose a posto. Sapete perchè Mario Balotelli ieri ha twittato? Per fare un favore proprio a Verona. Se a qualcuno fosse venuto in mente che Verona potesse essere l'epicentro di uno dei piu' clamorosi episodi di razzismo degli ultimi anni in occasione di Verona-Milan, Balo è andato in suo soccorso. Voleva segnalare il suo orgoglio bresciano e la rivalità puramente sportiva fra Verona e Brescia. E' vero che è materia infiammabile anche quella, ma è sport, è costume, è sfottò. Non è certo la bomba a orologeria razzista che rende il nostro Paese in questo momento fra i sorvegliati speciali della comunità internazionale, sul piano calcistico e non. Una volta capito questo punto nodale, facciamoci una risata sul resto. La rivalità fra veronesi e bresciani, e il sindaco Tosi lo sa bene perchè è o è stato un frequentatore della curva dell'Hellas, non l'ha inventata o resa antipatica Mario Balotelli. C'è sempre stata. Come quella fra Bergamo e Brescia e quella fra Bergamo e Verona. E' un modo come un altro per respirare aria di casa, a volte un po' acre, ma pur sempre di casa. A proposito del sindaco Tosi, per un attimo ho sperato che gli rispondesse il sindaco Pisapia. In fondo Balo gioca per una delle due squadre di Milano. A sindaco dovrebbe rispondere sindaco. Ma il primo cittadino di Milano evidentemente vola più alto rispetto a questi temi di cortile. Poi è interista. Poi Balo gioca nel Milan di Silvio Berlusconi. Figurati. Quello che è inaccettabile, invece, è il trattamento a latere, ovvero che se un sindaco come Tosi accusa Mario di essere antipatico la colpa è di Mario. Se Mario twitta all'insegna della rivalità sportiva, la colpa è di Mario. Contro Mario si può dire e fare qualsiasi cosa, perchè è lui che anche stando fermo e zitto provoca. Insomma tutti questi pistolotti moralistici di radio e simili contro Balotelli sono francamente stucchevoli. Anche se in passato la curva veronese è stata al centro di episodi poco edificanti (i cori contro l'inno di Mameli del 1989 con la Nazionale che manca dal Bentegodi proprio da quell'Italia-Uruguay di 24 anni fa, le recenti vicende con i cori su Morosini e veri o presunti su Imbriani), è sempre e solo colpa di Mario. Certe travi passano, le pagliuzze di Mario no. Eh no. Verona è una città fantastica, che dovrebbe stare serena e godere al solo pronunciare il nome Milan per via dei dolori che ha inflitto storicamente alla squadra rossonera. E allora ragazzi...basta, troviamo la forza di non uscire dai confini della rivalità sportiva e regaliamoci una partita di calcio normale. E' la prima partita del nuovo campionato di calcio italiano, Santo Cielo.

    Ho apprezzato moltissimo la carica e la foga con cui Antonio Conte, alla vigilia di Sampdoria-Juventus, ha preso di petto il tema del becerume negli stadi con i buuu agli atleti di colore. Ci ha messo del suo l'allenatore della Juventus. Mentre parlava era ferito dal trattamento subìto dai suoi ragazzi. è andato al di là di un normale commento. Ci ha messo la faccia e ha tirato la giacca agli usi e costumi del calcio italiano. La sola idea che il nostro Paese faccia finta di niente e non prenda provvedimenti seri, lo ferisce sul serio. Non è stato a guardare, Conte, che si parlasse di Balotelli, di Pogba o di giocatori di altre maglie. E' andato giù duro a 360 gradi. Ha detto le stesse cose che pensa Allegri, ma è andato diverse ottave sopra nella presa di posizione mediatica. Ha pressato l'argomento. E a giudicare dal toni, possiamo stare certi che ci tornerà sopra.
    Capisco perfettamente di andare controcorrente e di essere poco funzionale alla spettacolarizzazione del mercato, ma la giornata di ieri ha chiarito definitivamente che Alessandro Matri resta alla Juventus. Le twittate con cui il presidente De Laurentiis ha chiarito che, nonostante i contatti Juve-Napoli, è stato lui a voler andare su Duvan Zapata per via dell'età inferiore a quella del campione lodigiano, non si prestano a fraintendimenti. E cioè, non è che Matri non va al Napoli perchè aspetta il Milan o chi per esso. Non va al Napoli, perchè resta alla Juventus. Del resto Alessandro è un giocatore forte, affidabile, completo, educato, sempre pronto. I suoi gol li fa sempre, sia che giochi tanto, sia che giochi meno. La Juventus non ha voglia di cederlo e lui con il Napoli non ci ha mai parlato. Lo ha detto proprio nei giorni scorsi ai suoi compagni di squadra: "E' surreale, tutti mi danno al Napoli, ma non ho mai parlato con il Napoli e nessuno mi ha mai parlato del Napoli". E' vero che la Juventus deve cedere qualcuno, ma farà di tutto per non cedere lui. E poi Matri non si sposta da un momento all'atro, per usi e costumi suoi e del suo procuratore. Per carattere, è uomo di sostanza. E non fa passi avventati a pochi giorni dalla fine del mercato. Almeno questa è la sensazione.


    riporto per onor di cronaca, grosse cazzate non ne dice. il grassetto però mi ha fatto scompisciare.
     
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    campione lodigiano,ok abbiam preso matri
     
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    Scuse arbitrali, due pesi e due misure. Conte, Chiellini non è scorretto ma non faccia prediche. Juve, non è la solita Roma

    A Parma ci sono stati tre gravi errori a danno del Milan: fallo di mano in area di Lucarelli nel primo tempo, fallo di Felipe su Matri in area e punizione di Parolo decisiva battuta 8 metri più avanti. Soprattutto di quest'ultimo episodio si era discusso il lunedì successivo. Ma il designatore Braschi era stato netto: "Non dobbiamo scusarci con nessuno". In Fiorentina-Napoli, sappiamo tutti quello che è successo a Cuadrado: dopo la prima ammonizione per simulazione, ne è arrivata una seconda sempre per simulazione, quando in realtà c'era rigore per i viola. In questo caso, l'atteggiamento del designatore Braschi è radicalmente cambiato: "Abbiamo sbagliato, scusateci", è anche il titolo fra virgolette di una importante rubrica di Repubblica. Primo caso, niente scuse. Secondo caso, scusateci. Evidente disparità di trattamento. Ai tifosi del Milan che, magari, forse, non è detto, stanno per indignarsi, però mi permetto di aggiungere due note a margine. Nonostante la sconfitta con il Napoli nella quale ha comunque avuto a disposizione un calcio di rigore per pareggiare, la Fiorentina sale a San Siro vestendo i panni della squadra danneggiata più volte (rosso in campo a Cuadrado e ieri doppio ricorso respinto contro la squalifica), il Milan che oltre a Parma anche contro la Lazio ha assistito ad un colpo da espulsione di Cana al collo di Balotelli e ad un fallo da rigore di Cavanda su Balotelli in area di rigore dopo cinque minuti di gioco, arriva alla sfida di stasera nei panni della squadra in crisi. Con il beneplacito di critica e tifosi. Insomma, giusto pungolare, sul fronte interno, società, allenatore e giocatori a fare meglio. Giusto, sacrosanto. Ma sul fronte esterno, ci sono altre tifoserie che si danno da fare e aiutano la propria società a sostenere un certo tipo di ruolo sul palcoscenico. D'estate le magliette sui rigori, ieri gli striscioni contro Nicchi e Braschi. E con tutto questo, incassano scuse e giustificazioni. Il Milan no, tra Parma e Lazio cinque torti cinque ma zitto. Sei in crisi e niente scuse. E' l'arancia meccanica della dialettica e degli episodi. Con i giocatori del Milan soli, stasera, in campo, a cercare di essere non più forti dell'ingiustizia, ma della giustizia imperante. E al netto di tutto, non sarà semplice.
    Mi piace il modo in cui Antonio Conte si butta nel fuoco per difendere un proprio giocatore. E, dannazione, Chiellini, buon sangue non mente, mi è anche simpatico. Ma la questione è un'altra. Il tecnico della Juventus che invita tutti, e certo in questa sede non faccio il primino della classe che chiede di fare i nomi, a sciacquarsi la bocca prima di definire Chiellini scorretto, deve prendere atto di una situazione di fatto. Giorgio Chiellini è duro ed esuberante e in uno sport che si chiama calcio, questo ci sta. Anche perché queste sue caratteristiche portano cose buone e meno buone. Tanti recuperi di palla e qualche intervento fuori misura e rischioso, ancorché punito ingiustamente, come a Madrid. Ci sta tutto. Ma il lato criticabile del buon Chiellini è che fa fatica a far coesistere la sua durezza con le prediche che di tanto in tanto lui e il suo entourage distribuiscono a destra e a manca. Come dopo una partita di Coppa Italia a San Siro e come dopo la recente partita di Campionato fra Juventus e Milan (Mexes) a Torino. I colpi si prendono e si danno, è la logica che un difensore che fa il gioco di Chiellini deve sostenere fino in fondo. Quando si danno si danno e quando si prendono si prendono. Senza fare grandi prediche e senza chiamare la maestra (la telecamera) per criticare falli o atteggiamenti degli avversari. Le partite sono dure, ma quando finiscono finiscono.
    Da Roma iniziano ad arrivare messaggi importanti. La squadra di Garcia non vince soltanto le gare in cui è in stato di grazia, è anche capace di vincere 1-0 contro un avversario chiuso e compatto. Gara ruvida e rognosa Roma-Chievo, e saper vincere 1-0 questo tipo di partite è il segnale. Chi pensa che la Roma si faccia schiacciare dalla propria euforia, penso non venga premiato. Quella di quest'anno è una Roma seria, tosta, presente. Questa volta arrivano in fondo: lo sostiene chi, anche fuori Roma, conosce bene la squadra, la piazza e continua a volerle bene. Senza Totti e Gervinho, sono arrivati 6 punti. So e immagino che a Torino sponda bianconera, siano convinti di vincere la solita partita con la solita Roma quando se la ritroveranno di fronte allo Stadium. L'autostima che deriva dalle vittorie e dagli scontri diretti è importante, ma la Roma di quest'anno ha già smentito molti luoghi comuni. Da chi pensava che Garcia non potesse gestire lo spogliatoio a chi vedeva la Roma ancora sotto il treno della Coppa Italia, da chi dopo le prime partite pensava che il primo posto fosse figlio solo di un calendario facile a chi non si fidava di Gervinho e Maicon: tutti smentiti. Juve, attenta.


    mica una parola sul fatto che facciamo assolutamente cagare eh... no, i tifosi DEVONO SOSTENERE LA SOCIETA' per schierarsi contro i torti arbitrali.
    quest'uomo mi fa salire il nazismo...
     
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    concordo solo su quella merda di chiellini
     
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    Juve, se fosse arrivato Guarin sarebbe partito Vidal. Roma: Pjanic, al Psg non si può dire no. Inter: i tifosi volevano Thohir, non le frasi dell'avvocato. Christian Brocchi: Cremona? Doha e a testa alta...

    Fredy Guarin ha tre anni meno di Vucinic e si sente nel pieno della sua carriera, non nell'ultimo segmento. E' esplosivo, decisivo e ha voglia di vincere. La scintilla con Antonio Conte sarebbe scoccata senza alcun dubbio ed è assolutamente normale che la Juventus lo abbia richiesto. Sarebbe stata una operazione nettamente a favore della Juventus, e i tifosi interisti si sono opposti. Ma, tema da affrontare, cosa sarebbe accaduto nello spogliatoio bianconero se Guarin fosse stato accontentato? Pogba, Pirlo, Vidal, Marchisio e Guarin. Cinque big per tre posti di centrocampo, con una competizione, il Campionato, sostanzialmente indirizzata e l'altra, l'Europa League, tradizionalmente ostica alle squadre italiane. Insomma, cinque così forti sarebbero stati troppi. Fosse arrivato Guarin, il giocatore più simile alle caratteristiche del colombiano si sarebbe rivelato certamente Vidal. Per passo, pericolosità, energia e posizione in campo Guarin è il giocatore più assimilabile a Vidal. Il quale peruviano in settimana ha dichiarato di essere il migliore al mondo nel suo ruolo e nel suo calcio. Una esplosione di autostima che contrasta un po', che dite, con il verbo dell'umiltà e della spina attaccata di Conte. L'approdo di Guarin avrebbe anche potuto essere il primo passo della futuribile e per certi versi ricchissima operazione Vidal. Entrate e uscite, uscite ed entrate, è il calcio di oggi, il calcio italiano soprattutto.
    Con i controllori dell'UEFA pronti a passare il bilancio del PSG al setaccio del Financial Fair Play, una operazione a due/tre cifre come quella di Pogba, sarebbe stata impossibile per il Club parigino. Ecco allora, dalla bocca del tecnico Laurent Blanc, un nome importante, costoso, ma intermedio. Il nome di MiralemPjanic. Ci interessa, e a dirlo non è il primo che passa per strada, ma l'allenatore del Club più expensive d'Europa e del Mondo. Lo stesso Club che ha strapagato quest'estate, acquistandolo proprio dalla Roma, il talentuosissimo difensore brasiliano Marquinhos. Giusto che la Roma, alle prese con una possibilissima qualificazione in Champions League e una possibilissima conquista della Coppa Italia, smentisca e sopisca le voci. Ma proprio il Club giallorosso ha dimostrato di saper acquistare bene dopo aver ceduto altrettanto bene. E se il PSG offrisse più di 25 milioni, la Roma, rinforzata da Nainggolan, saprebbe poi bene come spenderli. Mai dire mai.
    I tifosi dell'Inter non sono scesi in piazza per Guarin-Vucinic. O quantomeno, non solo per quello. Ci sono andati dopo aver preso atto per giorni che nel suo primo mercato da presidente nerazzurro, ErickThohir tendeva a traccheggiare. Ci sono andati dopo aver letto sul Corriere della Sera, opportunamente fatte filtrare, tutte le perplessità del presidente Moratti sull'assenza dal mercato del nuovo Club di via Durini. Non vedevano l'ora di soppesare e valutare la prima mossa, e quando hanno sgranato gli occhi di fronte alle notizie d'agenzia sul "baratto" Guarin-Vucinic non li ha tenuti più nessuno. Siamo convinti che i primi ad essere dispiaciuti di dover prendere l'iniziativa rispetto alla loro Società, siano stati proprio i tifosi con gli striscioni davanti alla sede interista. Non gradivano di dover essere proprio loro a dover dimostrare la scarsa reattività dei loro stessi dirigenti. Non è stato dunque un momento qualunque, quello di inizio settimana sulla piazza nerazzurra. Ma uno di quelli da ricordare, da evocare come lo spartiacque di un'epoca. E proprio per questo, dopo le martellate bianconere del giorno prima, doveva essere Thohir a rispondere. Lui, in carne e ossa. Lui, petto in fuori. Non l'ordinata pagina scritta da un legale e firmata dal grande atteso. Per non dire grande assente, un po' su tutta la linea.
    Dieci giorni di calcio piacevole ed educato. Niente proteste dei suoi ragazzi sul campo e tanti complimenti da parte dei dirigenti dei Settori giovanili dei Top club europei. Così Cristian Brocchi si è preso la rivincita sui titolacci decembrini sulle scommesse e affini. La sua squadra, gli Allievi I/II Divisione del Milan, al Torneo di Doha, in Qatar e in diretta su Milan Channel, si è lasciata alle spalle Barcellona, Manchester e Paris Saint Germain. E solo l'espulsione, ingiusta di un loro difensore, dopo mezz'ora di gioco, alla quale il Milan di Brocchi ha reagito non protestando ma continuando a giocare a calcio, ha impedito ai '98 rossoneri di arrivare in Finale. Ma anche se in Semifinale con il Real Madrid è finita 1-2 con la grande occasione del pareggio nel recupero, il Milan ha espresso l'MVP della Finale 3' posto (Andre Llamas) e il capocannoniere del Torneo, Patrick Cutrone con 6 gol. Bravo Cristian. Mai fuori dalle righe, amatissimo dai suoi giocatori. Così, sul campo, ci si lascia alle spalle tutto. Da veri uomini di calcio.


    rispolvero questo topic per mostrare quanto viscido sia quest'omuncolo. non ho pubblicato nessuno dei suoi ultimi "editoriali", visto che in tutti si parla di tutto, meno che di milan. e questo, naturalmente, non fa eccezione. nella situazione schifosa in cui ci troviamo, pur di non parlare dei problemi della squadra (e della società che ci sta affossando) l'unico trafiletto lo dedica agli allievi di brocchi, che arrivano in finale di so un cazzo quale torneo. GLI ALLIEVI DI BROCCHI!!!!!
    ancora più viscido e servo di pellegatti, che almeno nella sua stupidità è coerente...
     
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    ahhahahaha non parla di milan ahahhaha che schifoso
     
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    deve sempre dare lezioni agli altri è una cosa incredibile. lui sa tutto di tutti sa già come sarebbe andata a finire se tizio compra caio. inter juventus perfino a roma e napoli fa la lezioncina in sti cazzo di editoriali.
    una decina di anni fa mi piaceva suma poi è andato completamente in picchiata. brao doma lu, inteligènt doma lu....
     
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    un leccaculo inimmaginabile... e dovete vedere come attacca tifosi sia del milan che delle altre squadre se solo si azzardano ad analizzare i problemi della squadra. un "uomo" viscido ed abietto, rispecchia al 100% l'arroganza della società.
     
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    ...è il direttore di MC...non potrebbe fare altrimenti...pur capendo di calcio secondo me...
     
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