Suma, un uomo un perché

I vomitoriali del servo per eccellenza

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    beh beto, potrei anche capire il difendere l'operato della società in quanto facente parte dell'azienda, ma fare lo sbruffone sentenziando sulle altre squadre, questo proprio no
     
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    La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stata convincere il mondo che lui non esiste, e come niente... sparisce

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    esatto arsè, lui si permette di sentenziare su tutto e su tutti, ma non può accadere l'opposto.
    ecco con quale arroganza e prepotenza si rivolge invece a quelli che osano parlare della situazione del milan. in questo caso biasin è interista, ma lo fa anche con i co-tifosi

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    CITAZIONE (ArsenioLupin23 @ 25/1/2014, 14:12) 
    beh beto, potrei anche capire il difendere l'operato della società in quanto facente parte dell'azienda, ma fare lo sbruffone sentenziando sulle altre squadre, questo proprio no

    ...su questo hai piena ragione...

    ...cmq per me è stato penoso quando nella telecronaca del derby, con Leo sulla panchina interista, ha irriso il brasiliano in modo esagerato...e qui non penso che abbia fatto per volere societario...poco stile il suo quella volta...
     
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    è arrogante e non ha stile..
     
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    Inzaghi: lui il Sassuolo lo salvava... Ancelotti: F. Coentrao serve, altrimenti... Guarin-Vucinic-Hernanes-Osvaldo: alla fine ne esce meglio l'Inter... Cannavaro-Sassuolo: Napoli sei d'accordo? Roma: Sabatini prende Sanabria, Lotito cede il profeta..

    Il mercato e le sue storie. Cose che succedono, cose che non succedono, intrecci che si snodano e sorprese assolute. Filippo Inzaghi ad esempio. Il Sassuolo non era rimasto abbagliato dal nome, ma dall’entusiasmo e dalla professionalità di Superpippo. Anzi di Mister Inzaghi, perché questa vicenda Sassuolo-Milan-Primavera segna un punto fondamentale. Di Inzaghi non si parla più come ex giocatore, ma come allenatore a tutti gli effetti. E’ stato tentato dal salvare il Sassuolo il Mister della Primavera rossonera (vuole vincere il titolo italiano), e lo avrebbe salvato grazie anche all’organizzazione del Club emiliano di cui adesso si avvarrà Malesani, ma il Milan è il Milan e la vita continua con entusiasmo.

    Carlo Ancelotti ci teneva moltissimo a far fare bella figura ad Adriano Galliani e quando ha ricevuto la telefonata da Casa Milan, l’allenatore del Real Madrid avrebbe tanto voluto liberare Fabio Coentrao per il Milan e per Galliani. Ma tra Liga, Champions League e Coppa del Re (doppio derby contro l’Atletico in Semifinale), il giocatore serve davvero ai madridisti. E, a malincuore, ma con la doverosa e consueta professionalità verso il suo Club, Carlo Ancelotti ha dovuto negare al richiestissimo amministratore delegato rossonero il suo giocatore. Ma l’amicizia rimane solida e importante.

    Incredibile dictu. Ma, alla resa dei conti, alla prova dei fatti, l’Inter capovolge il verdetto. Era uscito con le ossa rotte il Club nerazzurro dal martedì post-Genoa. Lo scambio Guarin-Vucinic saltato per la reattività della piazza e in un clima di imbarazzo generale della dirigenza, aveva giustamente fatto propendere la bilancia a favore della Juventus e fomentato grandi perplessità sul polso e sul futuro del board dell’Inter. Ma le lancette del mercato si sono rimesse in moto e alla fine le schegge dello scambio mancato hanno rimesso in primo piano l’Inter. Entrambi i Club hanno dovuto ricorrere al mercato per tamponare gli effetti del “barattus interruptus”. Ma la Juventus ha dovuto prendere Osvaldo che mette di fatto fuori dai giochi Vucinic e accentua il malumore di Quagliarella. L’Inter invece si rafforza con Hernanes e recupera il rapporto con Guarin che va a comporre con il brasiliano un centrocampo importante. Chi l’avrebbe detto?

    Paolo Cannavaro a Sassuolo. Destinazione degnissima, con in prima fila il patron Squinzi e una realtà fresca ed emergente. Ma Napoli e i napoletani non riescono a mandarla giù. Il capitano dei napoletani, la bandiera, va in provincia, in una squadra alle prese con il primo campionato di Serie A della sua storia. E il punto non è tanto tecnico, quanto di fede. Nel Napoli, in difesa, non giocano una sfilza di Beckenbauer. Al di là di questo però, i tifosi del Napoli, in cuor loro, non condividono l’acme con cui il presidente De Laurentiis ha vissuto e portato all’estrema conseguenza i dissidi con Paolo. Oggi Cannavaro non c’è più, ospiterà il suo Napoli al Mapei Stadium, la vicenda tecnica è chiusa. Ma il magone dei tifosi partenopei lato umano, non passa e non passerà.

    Roma giallorossa attacca, Roma biancoceleste si difende. Come scrivevamo qualche settimana fa, il progetto giallorossa si consolida e fa pressing sul futuro. In qualsiasi sessione di mercato, anche a Gennaio 2014. La Roma si rafforza per il presente con Nainggolan e Bastos e ipoteca il futuro con Toloi e Sanabria. Soprattutto quest’ultimo, un vero e proprio crack giovanile a livello europeo. Nella Roma giallorossa degli alti e bassi (quante crisi nei tre anni precedenti…), il progetto si è consolidato per l’oggi e per il domani. Sull’altro fronte, è un po’ la legge del contrappasso. Del resto il calcio è ciclico. Il presidente Lotito che ha sempre fatto i miracoli con il bilancio della Lazio e i debiti degli anni Novanta, è in un momento più difensivo che offensivo. Incassato l’assegno importante per Hernanes, il Club biancoceleste lo ha sostanzialmente messo nel salvadanaio. Il Profeta viene di fatto rimpiazzato dall’attesa per il ritorno di Mauri e dall’acquisto low cost di Gael Kakuta, 22enne dal Chelsea. La conduzione di una società di calcio passa anche dal gioco dell’incudine e del martello. Quando, con i conti non si scherza, si può essere economicamente martello si vincono le coppe Italia e le supercoppe d’Italia. Quando è il momento dell’incudine, si mette in sicurezza il ricavato da una grande cessione. Sta ai tifosi laziali capirlo e accettarlo.

    niente... niente... niente... nessuna parola a proposito del solito mercato arrabbattato e d'occasione, a parte la solita leccata a galliani a proposito di una trattativa nata e morta nel giro di 6 minuti.
    anzi, il viscidone non manca di mandare la solita leccata societaria parlando, tra l'altro, della lazio:
    CITAZIONE
    La conduzione di una società di calcio passa anche dal gioco dell’incudine e del martello. Quando, con i conti non si scherza, si può essere economicamente martello si vincono le coppe Italia e le supercoppe d’Italia. Quando è il momento dell’incudine, si mette in sicurezza il ricavato da una grande cessione. Sta ai tifosi laziali capirlo e accettarlo.
     
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    L’autogol del profeta: Hernanes giocava nella Lazio. Mou-Galliani: Vidic guardava segnare Kakà. Benitez-Mazzarri: il duello lo vince…Strama. Obama-Seedorf: Cassano rimpiange il Milan

    All’Inter fanno così. Arriva uno nuovo e subito lo caricano a pallettoni contro l'avversario di turno. Cosa che dall’altra parte non ci pensano minimamente, preferendo da sempre essere globali piuttosto che altro. Ma tant’è. ET arriva, chi non salta lossonelo è, e poi si dilegua, di acquisti nemmeno l’idea a parte il baratto. Se non fosse che i tumulti di piazza lo richiamano alla realtà, costringendolo a prendere almeno Hernanes. Già, Hernanes. Arriva e ostenta orgoglio per il fatto di giocare nell’Inter, zero scandali e zero Serie B. Bene, bravo, bis. Ma come la mette adesso Hernanes con quei ragazzi che piangevano con lui davanti a Formello? Quei ragazzi sono tifosi della Lazio, la squadra nella quale lui ha giocato, palpitato e sofferto per 4 anni. Anche quei ragazzi hanno visto il loro Club coinvolto negli scandali (retrocessione nel 1979-80 e penalizzazione nel 2006), sono scesi in Serie B più volte e nel 1987 hanno addirittura sofferto per la loro squadra costretta a disputare gli spareggi per non andare in Serie C contro Taranto e Campobasso. Eppure erano lì, per lui e con lui, a piangere per la loro fede. Brutta abitudine quella dei giocatori di calcio, vedi Lucio dall’Inter alla Juventus, di far scivolare il piede dalla frizione quando cambiano squadra. L’orgoglioso di giocare per una maglia senza scandali e senza retrocessioni, non sapeva nel 2010, al suo arrivo a Roma, che anche la Lazio aveva patito queste cose in passato? Peccatucci. L’importante è che Hernanes dopo aver sentenziato si faccia vedere in campo, mica che saltella e poi sparisce o quasi.

    La settimana di Mourinho e Galliani è stata una bella settimana. Mou si è confermato, e fa benissimo dal suo punto di vista per coerenza e convinzione, tifoso dell’Inter, ma ha espresso parole di rispetto anche per il Milan. Non a caso di rimando Adriano Galliani si è dichiarato un suo convinto estimatore. La disputa, assolutamente in punta di penna, è stata di alto livello. Meglio la partita perfetta Milan-Manchester United 3-0 del 2007 o la bella partita Inter-Barcellona 3-1 del 2010? Insomma, meglio battere Rooney e Cristiano Ronaldo o Messi e Ibra? De gustibus. Certo è che in Milan-Manchester United non c’è stata nessuna imperfezione: il ManU non ha fatto gol, non gli è stata annullata nessuna rete, nessuno ha gettato maglie per terra. E poi in campo c’era Nemanja Vidic, il difensore centrale che osservava Kakà di spalle mentre Ricky segnava il gol dell’1-0. Inter-Barcellona di tre anni dopo è stata una grandissima partita, ma non perfetta. Semplice cronaca.

    Quella fra Rafa Benitez e Walter Mazzarri è una sfida lunga tutta una stagione. Benitez sente il peso del confronto con gli anni di Mazzarri al Napoli e il tecnico toscano vuol dimostrare di saper reggere anche a Milano il peso della guida tecnica di una grande squadra. Ma il loro duello per il momento ha un vincitore: Andrea Stramaccioni. Il giovane tecnico romano, criticato nella scorsa stagione per gli equilibri difensivi non sempre impeccabili della sua squadra, aveva fatto meglio di Mazzarri in termini di punti dopo le prime 22 giornate di Campionato. A Mazzarri resta la consolazione di aver fatto meglio, per il momento, al Napoli, del Benitez di quest’anno. Il duello continua, ma per il momento il vertice del triangolo, con tante scuse, è occupato proprio da Strama.

    Clarence Seedorf sulla panchina del Milan. Per lui Antonio Cassano stravedeva. Spesso raccontava che era splendido allenarsi con lui. Quando parlava fuori dai microfoni con i giornalisti più vicini al Milan, ne decantava le lodi: ma guardatelo, è ecumenico, è grande, io lo chiamo Obama…Antonio oggi è a Parma e dà tutto per il Parma. Ma chi lo conosce intuisce facilmente che all’arrivo di Seedorf sulla panchina rossonera, un pensierino al Milan lo abbia fatto. Non seguirà nulla di particolare, ma se c’è un giocatore che avrebbe voluto esserci, adesso, al Milan, con Clarence Seedorf, quello potrebbe essere proprio Antonio Cassano.


    beh gli ci sono voluti ben 4 vomitoriali per accorgersi che seedorf è approdato sulla panchina del milan. meglio tardi che mai!
    ovviamente non mancano i soliti riferimenti ai cazzi degli altri: e questo fa peggio di quello che faceva quello l'anno scorso, e gli acquisti degli altri che fanno acqua di qua e quelli che non vanno bene di là... ovviamente sempre santificando il re del mercato, che fa e dice sempre la cosa giusta.
    quella su cassano poi le bate tutte... solo lui pensa con affetto a quel fallito.
     
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    Conte-Pogba: sirene francesi. Da Pellegrini-Moratti a Moratti-Thohir: tutto torna. Juve-Fiorentina: abbassate i Toni. Seedorf: missione quasi compiuta

    Piccolo incipit. Il 4 Ottobre 2013, il titolo di questo editorialino era: PRANDELLI IN NAZIONALE ANCHE DOPO IL MONDIALE. Il 14 Febbraio 2014 il titolo era: NAZIONALE: PRANDELLI ALLA FINE RESTA. Anche la scorsa settimana, pur dando conto della voce Tottenham che esisteva nell'ambiente, avevamo indicato Prandelli largamente in testa nella corsa della successione a sé stesso. Scrivere di calcio significa sbagliare. E qualche volta azzeccare, come sembra da quanto trapelato dalla Figc questa settimana. Quando capita, lasciatecelo sottolineare.

    Con ogni probabilità, la voce di cui stiamo per scrivere farà la fine delle sirene inglesi per Prandelli. Ma dare conto al pubblico delle voci che girano nel mondo del calcio, è un dovere. Avete ragione, bisognerebbe verificare. Ma siccome non è possibile chiamare né Antonio Conte né Paul Pogba per chieder loro se è vera, la giriamo così come ci è arrivata. La voce, doppia, è: il Psg punta il tecnico della Juventus e il Monaco cerca Pogba. Soprattutto per il centrocampista si parla di tanti soldi e, nonostante la Juventus faccia notizia giustamente per le sue imprese sul campo e il fatturato sia migliorato nettamente, il bilancio bianconero ha bisogno di una mano. Robusta, forte, come i tiri dello straordinario atleta francese.

    Quello che sta accadendo oggi a Zanetti e Mazzarri ricorda un po' quello che capitò a Zenga e Bergomi dal 1995 in poi. Chi erano Zenga e Bergomi? Gli alfieri dell'Inter e dei loro tifosi, ma attenzione i simboli di una Inter pellegriniana che, agli occhi del nuovo rappresentato all'epoca da Massimo Moratti, aveva reso un po' pallido il simbolo del Club. Non sono più rientrati e non sono più stati ritenuti in sintonia con il nuovo corso. Un vento che, dopo la successione dai Moratti a Erick Thohir, ha già lambito Marco Branca. Ma la brezza continua. Javier Zanetti, se fosse perdurata la presidenza Moratti, sarebbe certamente assurto al ruolo di vice-presidente. Oggi invece attorno allo scetticismo attorno a lui sulla parte tecnica, incassa anche qualche imbarazzo sul suo futuro nel board interista. Un po' come Walter Mazzarri: l'allenatore ideale per la presidenza Moratti, non al cento per cento per la griffe indonesiana. I morattiani oggi come i pellegriniani di un tempo? E' presto per dirlo, ma la nemesi sa essere bizzarra come poche altre cose al mondo.

    Sarà brutto da leggere, ma è vero. Meglio, molto meglio, qualche scazzottata sugli spalti o vicino allo stadio, rispetto all'inquietante, greve, umorale stagione che stiamo vivendo sul piano del tifo. Curve vuote, curve chiuse, curve infangate dagli striscioni sulle stragi (Superga fa male, ma c'è chi fa la stessa cosa sull'Heysel da troppo tempo), panolade romane per Lotito, la solita Firenze sempre in ebollizione, coreografie latitanti per le grandi partite per problemi economici e incomprensioni con le forze dell'ordine. Insomma, è lo sciopero delle emozioni. Che va in scena in stadi brutti e obsoleti. Non si vede la fine, ma tocca proprio a bianconeri e viola fare da esempio. C'è chi attende con il cuore in gola il loro doppio confronto in Europa League, per paura che tutto questo impasto che dura da Settembre degeneri in maniera irreparabile. Gli Elkann e i Della Valle facciano appello a tutto l'enorme senso di responsabilità di cui sono capaci. Perché in palio c'è molto di più di una qualificazione a un Quarto di finale. Ne va della credibilità e della sostenibilità dell'intero calcio italiano.

    Guardare il Milan del primo tempo all'assalto dell'Atletico e osservare lo 0-2 ineccepibile di Marassi è stato come arrivare da un altro pianeta. Liberare il Milan dalle incrostazioni ambientali degli ultimi mesi e dai 4 gol di Berardi (il Sassuolo ha sempre perso dopo quella notte!) era come pensare, nel 1980, di esfiltrare da una Teheran infoiata di antiamericanismo i sei diplomatici statunitensi fuoriusciti dall'ambasciata americana come accaduto nel film pluripremiato di Ben Affleck. Ma anche se dovesse esserci qualche intoppo e dovesse andare male contro la Juventus, Clarence Seedorf ce l'ha già fatta. Perché vada come vada questo finale di stagione, ha già fatto intravvedere una prospettiva di gioco e di qualità per la prossima stagione. I tifosi del Milan in questi giorni sono più di buon umore, più sereni. Non solo per i risultati o per i punti. Ma per la strada ormai tracciata verso il futuro. Quello di Seedorf non è più un Milan che va a vedere cosa succede partita per partita, situazione che può accadere al quarto anno di una gestione (per gli allenatori ma anche ad esempio per Braschi su tutt'altro fronte, quello arbitrale), ma un Milan che ha già rialzato la testa e sta guardando lontano. Indipendentemente dal prossimo o dai prossimi risultati. Sembrava impossibile, ma Clarence Seedorf-Tony Mendez è riuscito a evitare i check-point degli scetticismi e delle assuefazioni ed è decollato verso una nuova frontiera. Che i tifosi del Milan ritengono non solo credibile, ma anche molto affascinante.


    incredibile come il viscidone riesca a parlare di milan solo quando le cose vanno bene. mai sentito lamentarsi in 3 anni e mezzo della gestione allegriana, e guai a criticare il cacciucco o la squadra (casualmente fino al dopo-partita col sassuolo quando ha saputo che sarebbe stato esonerato, da lì prime parole di sdegno, ben arrivato!) o sumauro reagiva come una checca isterica che ha appena finito il fard di sabato sera, adesso ne parla confrontandolo alla esfiltrazione (ho imparato un termine nuovo, grazie mauretto) di teheran. wow. evviva la coerenza.
    quanto a zanetti-thohir, dopo la vicenda maldini magari è il caso che te ne stai zitto, pezzo di merda.
     
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  8. jimmy-rodman-is-back
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    patetico idiota.....difende l'indifendibile.....fa il pagliaccio sulle tv private....forte del supporto dei pochi abbonebeti che gli restano......
    un vero cancro...una banderuola......dovrebbero mandarlo in miniera!!!!!!
     
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    CITAZIONE (jimmy-rodman-is-back @ 20/3/2014, 19:00) 
    dovrebbero mandarlo in miniera!!!!!!

    ma mica da solo... pellegatti, ordine e ruiu gli farebbero buona compagnia
     
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    inutile trascrivere le 8000 parole vuote che il verme usa nei suoi "editoriali", sto trafiletto è piuttosto significativo:

    CITAZIONE
    Ha perfettamente ragione Marco Amelia, che in questi giorni abbiamo vissuto un po’ come il Dino Zoff dei Mondiali di Spagna (Marco del resto di Mondiali se ne intende) anche se il contesto e la situazione sono clamorosamente differenti. E’ la verità, nello spogliatoio del Milan non c’è nessuna spaccatura. Nessuna lite interna e nessuna frizione. Di muro contro muro fra giocatori, neanche l’ombra. Falso tema, falso problema. E’ invece assolutamente nella norma che 30 giocatori, con tutte le sfumature e le tonalità del caso, messi di fronte ad una situazione delicatissima, non siano impegnati a risolverla tutti allo stesso titolo e tutti con lo stesso grado di coinvolgimento. In ogni spogliatoio, e al Milan è sempre successo da 28 anni a questa parte, una decina di giocatori viene ascoltata e resa punto di riferimento nei momenti più sensibili dei vari cicli. Ci sono sempre in un gruppo vasto, i giocatori più coinvolti. Che si formano un'idea senza pregiudizi e nel rispetto di tutti, presidente in primis, e la comunicano o con le parole o con gli atteggiamenti. A tutti, nessuno escluso. Le modalità sono irrilevanti ed è inutile perseverare in tentativi grotteschi di spionaggio sportivo. Il Milan è il Milan. Non vuole andare a fondo e ha i suoi pesi e contrappesi. La cosa più importante del momento è che i vertici del Milan sono compatti e raccolti attorno al presidente Berlusconi. Il Milan ha colto l’occasione del momento per ritrovare dialogo e coraggio ai vertici. Ne è dimostrazione l’incontro, nel rispetto dei ruoli, ma in chiave costruttiva e collaborativa per stare tutti uniti e migliorare i risultati sportivi di adesso, fra Adriano Galliani e Clarence Seedorf. Crescere, compattarsi, migliorare. Per il Milan della prossima stagione che non dovrà, mai più, offrire lo “spettacolo” di questo intero anno sportivo. I groppi in gola dei veri milanisti, e quelli più dignitosi sono quelli più silenziosi, devono sparire.
     
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    ...qui sotto in giallo le parole cancellate da Suma prima di inviare l'articolo...un uomo coraggioso... :asdd:

    CITAZIONE
    Ha perfettamente ragione Marco di voler andare ad Amelia da Don Gelmini per disintossicarsi, che in questi giorni abbiamo vissuto un po’ come il Dino Zoff dei Mondiali di Spagna (Marco del resto di papere Mondiali se ne intende) anche se il contesto e la situazione sono clamorosamente differenti: oggi cocaina. E’ la verità, nello spogliatoio del Milan non c’è nessuna spaccatura, magari spazzatura e qualche spacciatore. Nessuna lite interna e nessuna frizione. Di muro contro muro fra giocatori, neanche l’ombra perché li hanno buttati giù. Falso tema, falso problema. E’ invece assolutamente nella norma che 30 giocatori, con tutte le sfumature (merde o cacche) e le tonalità del caso (marrone), messi di fronte ad una situazione delicatissima di mancanza di mercato, i dirigenti non siano impegnati a risolverla con tutti allo stesso modo: calcio in culo a titolo definitivo e tutti con lo stesso grado di scoinvolgimento del gioco del calcio. In ogni spogliatoio, e al Milan è sempre successo da 28 anni a questa parte, una decina di giocatori viene ascoltata e resa punto di riferimento nei momenti più sensibili dei vari cicli. Ci sono sempre in un gruppo vasto, i giocatori più coinvolti. Che si formano un'idea senza pregiudizi e nel rispetto di tutti, presidente in primis, e la comunicano o con le parole o con gli atteggiamenti. A tutti, nessuno escluso. Le modalità sono irrilevanti ed è inutile perseverare in tentativi grotteschi di spionaggio sportivo. Il Milan è il Milan. Non vuole andare a fondo e ha i suoi pesi e contrappesi. La cosa più importante del momento è investire anche se i vertici del Milan non sono compatti e i raccolti di soldi attorno all'albero del presidente Berlusconi li fanno le escort, l'ex moglie e qualche ex senatore. Il Milan ha colto comunque l’occasione del momento per ritrovare dialogo e coraggio ai tanti vertici. Ne è dimostrazione l’incontro, nel rispetto dei troppi ruoli, ma in chiave costruttiva e collaborativa per stare tutti uniti e migliorare i risultati sportivi di adesso, come se volesse molto. Infatti fra Adriano Galliani e Clarence Seedorf c'è di mezzo la figliola. Crescere, compattarsi, migliorare. Ad ognuno il suo compito. Per il Milan della prossima stagione che non dovrà, mai più, offrire lo “spettacolo” di questo intero anno sportivo. I groppi in gola dei veri milanisti, e quelli più dignitosi sono quelli più silenziosi come me, devono sparire. Così mi farò pure io di coca e poi seguirò Marco fino ad Amelia. Fanculo tutti i vertici.
     
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    eccezionale beto! quanto ci hai messo?
     
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    ...poco...il tempo che ci mette la difesa per prender gol :lol: ...
     
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    Grande beto :asdd:
     
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    inutile pubblicare tutto il fiume di parole vuote che il verme usa sempre per parlare di tutto meno che di milan, tranne quando deve tirare frecciate di qua e di là per far vedere quanto sia grandiosa la società confronto alle altre, e quando parla a nuora perché suocera intenda. quello che scrive sul milan ha, come al solito, del vergognoso.

    Le rivelazioni di Paolo Maldini sui due incontri con Barbara Berlusconi, non hanno minimamente alterato il clima di collaborazione e dialogo fra i due vicepresidenti rossoneri. La nuova intervista del Capitano sui media francesi è stata recepita e commentata senza fibrillazioni. Paolo ha lasciato il calcio il 31 Maggio 2009, oggi è il 29 Marzo 2014, sono cinque gli anni in cui non è operativo nel calcio e la sua agitazione è perfettamente comprensibile. Paolo fra l'altro è tornato ad esprimersi su Pirlo, calciatore per la cui serietà ha sempre avuto una predilezione. Quando Andrea in piena Calciopoli, nell'estate 2006, era sul punto di trasferirsi al Real Madrid anche Paolo si mosse per farlo recedere. Quindi è perfettamente coerente. C'è un conto però che fatica a tornare. Il Milan e soprattutto Galliani mediaticamente e beffardamente vengono spesso presi in mezzo per Carlitos Tevez alla Juventus, la stessa squadra di Pirlo. Perché Paolo non affronta questo tema nella sua tuttologica campagna mediatica? Sia ben chiaro: il presidente Berlusconi, che ha messo faccia e firma come sempre sul comunicato del 15 Gennaio 2012 in cui dichiarava di rinunciare allo scambio Pato-Tevez per motivi tecnici ed economici, aveva perfettamente ragione. Se Pato fosse diventato quello che prometteva di diventare e che aveva i mezzi per diventare, sarebbe oggi più forte di Tevez. Ma questa è la nostra opinione. Che non conta nulla rispetto a quella di Paolo, che i tifosi a questo punto attendono. A proposito di Milan. I signori Taarabt e Honda, verificato ufficialmente, possono giocare 1, 10 o 100 partite e non cambia nulla contrattualmente. Sui contratti dei due atleti, non c'è nessun tetto di partite. Non ci sono benefici contrattuali o obblighi contrattuali legati al numero di partite giocate. Da giornalisti, lo abbiamo verificato alla fonte e carta canta. Anzi, alle fonti. Honda e Taarabt giocano a pallone quando il loro allenatore, legittimamente, decide che debbano giocare a pallone. In piena serenità e libertà di scelta. Lo scriviamo perché fra tifosi e fra avventori dei social e dei bar dello sport con quelle sane mitomanie che sono il bello del calcio parlato, si erano fatte strada suggestioni folcloristiche che nessun legale ha mai scritto sui contratti e che nessun dirigente ha mai sottoscritto.
     
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