INFERNO ROSSONERO - MILANO SIAMO NOI - A.C. Milan Forum

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    Con fretta e furia

    Grandissimo risultato, che sarebbe stato larghissimo non ci fossero stati gli orrori arbitrali, var compresa.
    Comunque sia questa squadra ci dà sempre la sensazione di creare, di lottare, di essere unita.
    Non potrei dilungarmi più di tanto sulla partita, bella per molti versi, strana per la conduzione arbitrale.

    Ci tengo a dire che il Milan ha portato la partita dalla sua parte con un gol lampo dopo 30", in modo cinico e dirompente. Un'esecuzione in piena regola: con mandante e sicario. Calabria a fine partita ha detto a MTV che l'azione del gol era preparata dal mister. (Nota: ricordate Reggio Emilia la stagione scorsa?)

    Nella gestione del vantaggio abbiamo accettato il ritorno dei bergamaschi con la loro pressione e abbiamo giocato in contropiedi, con tante soluzioni per poter fargli male. Il 2-0 è stato raggiunto con recupero palla da parte di Tonali in pressione alta su Freuler. Il terzo gol partendo da dietro con Theo, portando palla in percussione centrale e veloce.

    Sono state le tante soluzioni offensive e difensive, che i ragazzi ormai conoscono molto bene, i segreti di questa vittoria. Stasera in particolare aggiungerei il cinismo con il quale Calabria li beffa, alla solita grinta di Alexis, agli anticipi di Tomori, alla generosità di Ante, al dominio incontrastato di Kessie a cc, alle classi di Diaz e Leão, alla presenza ormai irrinunciabile di anima-Tonali, fino agli strappi di Theo e alla sicurezza che danno Mike e Simon.

    Una partita dura solitamente fino al novantesimo+. Quella nostra di stasera sembrava destinata ad essere "finita" prima, indiscutibile, limpida e travolgente.
    Solo un terzo incomodo ha messo in discussione la vittoria. E lo sappiamo tutti chi, ma non sappiamo ancora il perché.
    Ci hanno provato fino all'ultimo di rovinarci una prestazione che giustificava la nostra fretta nel mettere la partita al sicuro.
    Abbiamo preso i 3 punti con merito e siamo comunque usciti furiosi dal campo con qualcosa di amaro in bocca.
    Siamo stati avvisati.
    Ma i ragazzi vogliono ancora crescere sempre di più e in fretta.
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    Ibrahimovic: "Mi sento ancora il più forte di tutti. Smettere? Non siamo ancora allo step 2"

    03.10.2021 15:25 di Gianluigi Torre

    In occasione dei suoi quarantanni, il Milan ha organizzato un'intervista a Zlatan Ibrahimovic. Queste le sue parole:

    Sulla data di nascita: "Non è una cosa che ho scelto, nel mese di ottobre sono nati tanti campioni e io mi sento uno di loro".

    Sull'Ibra di oggi: "Oggi Ibrahimovic è più completo, più calmo e ogni tanto come il vecchio Ibrahimovic. Sono più tranquillo, rilassato e con più esperienza. Mi comporto in modo diverso avendo un ruolo diverso in campo e fuori dal campo. Ora non faccio più le cose a duemila all'ora, adesso faccio con calma".

    Quanto sente il ghetto dentro di sè: "Tanto, penso che tutto io sono il ghetto. Sono cresciuto in quelle zone e per me era il paradiso. Come ho detto, puoi togliere il ragazzo dal ghetto, ma non il ghetto dal ragazzo. E' quello che sono".

    Sul quadro dei suoi piedi in casa: "Ho ancora i piedi. Ogni giorno che la mia famiglia entra in casa deve capire da dove arriva tutto. Devo ringraziare quei piedi per il tetto che abbiamo sopra di noi. Anche sul telefono della mia compagna ci sono i miei piedi".

    Sulle scelte fatte in passato: "Penso che tutto quello che è successo, e che sta succedendo, deve succedere. Se dovessi tornare indietro non cambierei nulla e così mi sento perfetto. Tutte le scelte che facciamo sono una parte della vita, giusta o sbagliata che sia".

    Sulle persone che gli dicono di essere vecchio: "Questo mi stimola. Ogni volta che mi dicono che sono vecchio mi fanno fare le cose per dimostrare che non sono vecchio".

    Su Pato: "Era un giocatore fantastico, era il giocatore più completo che io abbia mai visto. Mi dispiace per gli infortuni che ha avuto, ma quando stava bene era troppo forte. Poi la sua qualità è uscita poco a causa degli infortuni, ma è stato un grande talento e ha fatto saltare i tifosi del Milan".

    Su chi lo ha aiutato di più: “Dico sempre che ho giocato con migliori giocatori al mondo, ma quello che mi ha fatto diventare più forte è stato Viera. Quando è arrivato nella mia squadra mi metteva pressione, mi chiedeva sempre di più. Si allenava al massimo e da lì ho ascoltato e prendevo i consigli da lui. Ho giocato con Ronaldinho, Messi, Xavi, Iniesta, Nedved, Pirlo, Gattuso…potrei stare ore qua a dire tutti i campioni con cui ho giocato”.

    Sull’infortunio di Manchester: “Quello che è cresciuto e migliorato durante l’infortunio è stata la testa. Sono diventato più forte mentalmente. Lavori in un modo diverso, più statico, più triste e più lento. Devi avete tanta pazienza ed essere forte per controllare i nervi”.

    Sull’esperienza in MLS: “Sono me stesso dal primo giorno, ho dato più io al calcio americano che loro a me. Hanno visto qualcosa che non hanno mai visto, una personalità che non ha paura di niente. Ero perfetto nell’essere me stesso, non come gli americani che andavano in giro con 20 persone. Mi manca forse il sole, ma a Milano non c’è problema”.

    Su quello che fa ora: “Penso che ogni giocatore cambia dopo l’età che ha. Non posso giocare come 5 anni fa, ho un altro fisico, un altro pensiero e un’altra esperienza. Riesco a giocare ancora perché mi è stato dato un gioco in cui posso aiutare la squadra nel miglior modo, non esagero nelle energie che mi possano mettere fuori condizione. Poi mi alleno, mi piace allenarmi tanto, devo essere equilibrato. Quando vedo la squadra voglio essere trattato come loro: se faccio meno, loro fanno meno. Io vado al massimo, ma ogni tanto questa cosa mi va contro. Ma è la mia mentalità. Puoi avere tanto talento, ma se non hai testa…”

    Sullo stile: "Io metto i vestiti con cui sto bene. L’opinione degli altri non mi interessa, poi c’è gente permalosa". (ride, ndr)

    Su Djokovic: “Prima di tutto è una testa balcana: quando esplodi fai bene, quando ti arrabbi dai il meglio possibile. Sei più concentrato, più attento. Quando gioca Nole e si arrabbia fa uscire il suo massimo, e così mi sento vivo. E’ un atleta completo. La testa, con poca esperienza, non c’è. Con l’esperienza la mentalità cresce. Nole è come me”.

    Sulla compagna: “Quando ho conosciuto Helena ho deciso di venire in Italia ed è venuta con me. Prima di lei ero più rock ‘n roll, poi quando sono nati i miei bimbi in casa c’era meno calcio, però mi distaccavo e mi rilassavo con loro. E’ bello vedere, da quando sono nati ad oggi, come stanno crescendo. Sto provando a farli diventare indipendenti”.

    Sui figli: “Tutti sono diversi, ognuno ha la propria personalità. Il piccolo ha meno pazienza, come me, mentre il più grande ha il mio stesso fisico. Loro hanno la mia stessa fiducia e pensano di essere più forti di me. Quando siamo in competizione devo vincere, ed è uguale per loro”.

    Su Capello: “E’ l’allenatore che mi ha cambiato totalmente. Capello mi ha cambiato nel modo di giocare e nella mentalità: aveva un’altra filosofia, mi alzava e mi massacrava. Non riuscivo a capire cosa volesse da me. Un giorno mi diceva che fossi il numero uno, poi ilgiorno dopo ero un disastro. Volevo dimostrare di essere il migliore alla Juve e lui giocava con la mia testa. Mi ha dato tanta responsabilità e mi ha fatto diventare quello che sono oggi. In quell’epoca per me era come alla Playstation, c’erano troppi grandi nomi. Il rispetto lo prendo, non lo chiedo”.

    Sull’arrivo al Milan nel 2010: “Non mi aspettavo niente di extra, era tutto normale. Tornare in Italia dopo il Barcellona è stato bello. AlMmilan era un altro modo di fare le cose e questo cresceva dentro di me, mi facevano sentire a casa. Arrivi a Milanello e non hai fretta di andare a casa perché sei già a casa. Ti danno tutto per farti stare bene”.

    Sui ragazzi del Milan di Pioli: “Stanno bene, hanno grande voglia, sono tutti disponibili e hanno voglia di fare di più. In campo si comportano diversamente, c’è più fiducia. Mi dispiace di non riuscire a giocare, ma quando ci sono faccio paura”.

    Su Maldini: “Ho un bel rapporto con tutti, sono qua per aiutare e dare il più possibile. Ho una filosofia che voglio dare e se posso aiuto anche la dirigenza, aiuto in tutte le zone. Con Paolo ho un grande rapporto. Ora fa il dirigente e sta crescendo molto, ha fatto un grande lavoro. Non è uno che si nasconde, si fa vedere anche nelle relazioni con i giocatori. Parla con tutti e ogni giorno è agli allenamenti. Questo approccio è molto importante. Quando arrivano giocatori da tutto il mondo c’è la pressione di fare bene e portare risultati serve una figura come la sua. Anche Massara è bravo. Per Ivan mi dispiace, è molto disponibile. Quando si vince siamo ‘Uno’, quando si perde siamo ‘Uno’. Tutti hanno un ruolo importante”.

    Sul futuro: “Prima devo giocare, poi pensiamo al secondo step. Ora voglio giocare il più possibile, non voglio lamentarmi un giorno di voler giocare ancora. Non mi sento di dire che sono arrivato a questo step, io mi sento ancora il più forte di tutti, posso portare risultati e soddisfare i tifosi. Lo step 2 dipenderà dalla disponibilità dal club. Ora il progetto è differente, ma io sono qua da un e mezzo e abbiamo creato una cosa importante e differente rispetto a come era abituato il Milan. E’ così, una grande sfida, ma è una bella sfida che può diventare una soddisfazione totale. Con metà stadio sembra pieno. Ora aspettiamo l’altra metà per farlo saltare di più”.

    Sulla musica: "Per me la musica è un mix, mettiamo musica da tutto il mondo. So ballare, ma preferisco ballare il campo in un mood differente. La musica è importante per me”.

    Sulla propria filosofia: “Mai essere soddisfatti. Io sto provando di portare questa mentalità ai miei figli, si può fare sempre di più. Tutto inizia in testa. Quando vinco un trofeo voglio vincerlo ancora. Spero di vincere con questa squadra così abbiamo fatto il massimo”.

    Se è soddisfatto: “Ho voglia di fare di più. Non sono soddisfatto. Quando sarò soddisfatto dirò addio al calcio. Il calciatore deve avere fame. Se non sei soddisfatto non ti svegli con la voglia di fare di più. Le mie aspettative sono alte, sia dai miei figli sia dai figli al Milan. Voglio camminare sul fuoco per sentirmi vivo. Ogni tiro, ogni passaggio e ogni energia che passo ai miei compagni, voglio che continui il più possibile, senza limiti”.

    Un regalo ai tifosi: “Voglio ringraziare tutti. Ogni volta che entro mi fanno sentire importante, felice, a casa. Quando torno faccio paura e voglio far saltare 80mila persone”.

    Sui proprio segreti: "Non esistono segreti. Il segreto è lavorare duro e il grande lavoro ti paga. Nel nostro mondo bisogna allenarsi. Il segreto è nei miei capelli, come Sansone".

    . milannews.it
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    Benvenuto!
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    Comunque sia per tutti o quasi esiste un percorso di crescita, sia tecnico che umano.
    Quello di Pioli in particolare forse ha avuto un'impennata quando allenava la Viola, anche dovuto al momento tragico della morte di Astori.
    Più un allenatore crea e coltiva un rapporto umano con i giocatori, più ha possibilità magari di creare un gruppo.
    Poi, ovvio, un allenatore deve avere competenze tattiche. Pioli lo stesso ha sempre detto nelle interviste che durante il periodo nel quale non allenava ha studiato per poter migliorarsi.
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    Per stare in topic, gli manca solo normalizzare Kessié. :D
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    Mike da playmaker ed è fatta. :smileys-devil-444183:
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    Da questo deduci che Pioli non è da Champions?
    Trovati un altro indizio, Hitch.
    :lol:
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    E che assist fatto da Mike! 3_3
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    Notte da scempio

    Partita durata una mezzoretta...poi falsata.

    Mezzora di gran calcio: Atletico messo alle corde, magari stupito (non il primo) dal nostro lavoro sulla trequarti e a centrocampo, dove spiccavano Diaz e Bennacer. La velocità di dribbling del primo e la capacità del secondo di coprire praticamente tutta la mediana, aggredendo e smistando palloni, sono stati i punti di appoggio per la costruzione. Aiutati da una difesa aggressiva negli anticipi (Suarez e Correa c'erano?), da qualche strappo di Theo, dal talento di Leão e da un gruppo di ragazzi entusiasti e determinati, conscio della sua forza, anche con una rosa incompleta per infortuni. Insomma un Milan compatto e bello da vedere.
    L'uno a zero trovato dal duo Diaz-Leão con un'azione dentro l'area avversaria che sapeva più di calcetto come dinamica, ma anche di esecuzione di una sentenza dopo che i rossoneri avevano avvertito gli attoniti madrileni che comandavamo noi (Rebic era andato vicinissimo al gol prima).

    Gialli: Entrambi a Kessié. Il primo ineccepibile, il secondo un mix di follia dell'arbitro e ingenuità dell'ivoriano.
    Due cartellini sventolati per 2 falli fatti in mezzora. Accanimento o qualcosa in più?

    Resistenza: Con più di 60 minuti ancora da giocare contro un avversario che metteva la sua potenza di fuoco, resistere diventava molto complicato, anche per mancanza di alternative per una rosa dimezzata. Nonostante ciò il Milan riusciva a contenere l'ondata offensiva dei colchoneros, i quali effettivamente non è che avevano avuto chissà quante occasioni nitide da gol. Difendevamo con le unghie e con i denti, stremati dagli sforzi fisici, subendo l'accanimento di un arbitro che non usava lo stesso metro di giudizio con l'Atleti, anche non fischiando falli simili da giallo contro i madrileni.
    Nonostante tutto siamo andati vicino a raddoppio già nel primo tempo con Edson Arantes do Nascimento Leão che per poco non batteva Oblak con una rovesciata spettacolare, dopo aver ricevuto palla direttamente da Mike. Incredibile ma vero: Rivedendo l'azione, noto che l'assistente resta con la bandierina abbassata mentre l'arbitro, sicuro di sé, fischiava il fuorigioco nel momento in cui la palla toccava la traversa internamente, per poi restituirla al campo (di battaglia).
    Il pareggio veniva conquistato dai madrileni all'86esimo con un'azione tipica dell'Atleti: palla alle spalle del terzino e cross in mezzo per Griezmann. Ci stava (nel loro dna) che potessero segnare all'ultimo con attaccanti di caratura elevata.

    L'opera incompiuta: Ci hanno levato più di 60 minuti per poter magari finire una bella partita respirando calcio e invece ci hanno fatto sudare sangue e infine lacrime. Una sconfitta per il calcio, per come lo vedo io.

    L'operato compiuto?: Mi pare strano che gli arbitraggi ci danneggino da quando siamo tornati in Europa dopo un paio di anni di digiuno. Prima di ieri sera siamo stati scippati con l'Arsenal all'Emirates Stadium nel 2018 e con lo Utd l'anno scorso allo Stratford Bridge (entrambe le partite in EL).
    A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina (cit.).

    Le luci a San Siro ieri si sono accese per 30 minuti.
    Poi neanche tanto abbiamo barcollato nel buio, ma travolti da un arbitraggio accanito, munito di fischietto, una candela e malafede.
    Si vede che il gioco non valeva effettivamente la candela.
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    Abbiamo un gioco, al contrario del Cholo. Esaltato e scarso.
    Bravi ragazzi!
    Vale la pena sempre giocare al calcio.
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    Nel nome del padre, del figlio e dello...

    Image from Gyazo
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    Il branco



    Un'ulteriore considerazione sulla partita di ieri bisogna fare.
    A caldo le sensazioni sono diverse.
    Abbiamo giocato male? Sì, per certi versi, perché bisogna mettere in conto l'avversario, il campo e le soggezioni che ne susseguivano, vista la partita giocata al Picco (nome suggestivo...) la stagione scorsa che ha lasciato un segno praticamente indelebile nel nostro percorso, che solo un colpo di coda del Diavolo alla fine l'ha indirizzato verso l'Europa che conta.
    Nonostante lo Spezia abbia sostituito Italiano con l'italo-brasiliano T. Motta in panchina mi è sembrato ancora ben organizzato, oltre il fatto che a casa loro abbiamo visto appena prima di questa partita la juve subire la loro aggressività e intensità per 90'.
    Conquistare i 3 punti ieri è stato di importanza fondamentale per il nostro campionato.
    I ragazzi, spinti per 90' da uno spicchio di curva ruggente, sono andati a trovare la vittoria all'85' quando meno ti aspettavi, con la linea "verde" dietro la punta ricomposta nella ripresa: Leao dal 46esimo aveva già cambiato la partita del Milan, perché ci mancava chi saltasse l'uomo. Alexis, che prima sembrava non trovare l'intesa giusta con i compagni aggrappandosi alla sua solita generosità, ha trovato in Diaz quello giusto perché potessimo trovare i 3 punti. Lo spagnolo un'altra volta ha dimostrato la capacità di trovare lo spazio con i tempi giusti dentro l'area per trovare il gol. Dopo Liverpool, mercoledì a San Siro, eccolo un'altra volta meritarsi i cori prima destinati ad un certo Kakà.

    La vittoria al Picco questa volta dice per me che il Milan quest'anno è maturato e che la squadra è più forte.
    E i ragazzi lo sanno. Sono un gruppo unito e attendono la prossima preda.

    Edited by beto~milan - 26/9/2021, 12:46
2267 replies since 4/2/2008
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