Gattuso sottolinea gli errori del suo Milan: per andare in Champions non basteranno le prestazioni.

di Matteo Calcagni

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    Gattuso sottolinea gli errori del suo Milan: per andare in Champions non basteranno le prestazioni

    07.04.2019 20:00 di Matteo Calcagni

    Due rigori e un cartellino rosso mancante a Mandzukic. Questo il bollettino, di "guerra", della prestazione arbitrale di Fabbri allo Stadium: una gara evidentemente condizionata da scelte erronee, tutte a sfavore dei rossoneri. Basti pensare al giallo, assurdo, rivolto a Calhanoglu nel secondo tempo, con il centrocampista turco reo di aver sfiorato con la schiena un avviluppante Bernardeschi. Eppure, nonostante la mole di episodi a senso unico, il Milan non può cadere nell'errore di sentirsi esclusivamente defraudato.

    LA SAGGEZZA DI RINO - Rino Gattuso, con grande lucidità, nel postpartita è stato molto chiaro: "Oggi potevamo essere più bravi, abbiamo fatto due errori che ci sono costati cari". Il Milan ha perso sicuramente per la prestazione infausta di Fabbri ma anche per alcune topiche fatali. E' inammissibile che i rossoneri, spesso in controllo, si facciano quasi sempre male da soli: in questo caso hanno sbagliato Musacchio e Calabria, ma prima di loro sono cascati in tanti. Giocare così a Torino e passare in vantaggio è una caratteristica da grande squadra, sciogliersi sul più bello come neve al sole no.

    CAMBIAMENTI - Se il Milan vorrà centrare la qualificazione in Champions League non basteranno dunque le grandi prestazioni, ma servirà una cattiveria ed una concentrazione costante. Perché sbagliare ci sta, ma evaporare all'ultimo miglio diventa un grave limite. In Serie A, negli ultimi due campionati, il Diavolo è riuscito a vincere soltanto due "big match", entrambi contro la Roma, uno a San Siro e uno all'Olimpico: zero le vittorie contro Juventus, Napoli, Inter e Lazio. Proprio contro i biancocelesti, sabato prossimo, ci sarà l'ultimo "grande confronto" della stagione: un appuntamento dove il Milan dovrà sì ripetere la prova dello Stadium, ma anche evitare di scivolare nei momenti decisivi, compromettendo gare che meriterebbe di vincere.

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    Nonostante i pareggi di stasera delle dirette concorrenti, non la vedo bene…
     
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    Gattuso: "ll Milan è cambiato, mentalità diversa. Maldini il più forte di tutti e la rissa Ibra-Onyewu..."

    Gennaro Gattuso, ospite della presentazione del libro "Da Calciopoli ai Pink Floyd" di Alberto Costa, ha parlato del suo passato rossonero: "La salvezza del Milan in questi anni è stata il rispetto delle regole, in pochi anni è dovuto intervenire Galliani. Eravamo noi ad andare in sede per farlo intervenire, rispettavamo la storia: oggi si fa più fatica. La mentalità dei giocatori è cambiata, oggi devi stare attento, prima dovevi stare zitto. Il primo giorno a Milanello mi feci la barba, lasciai due peli nel lavandino... Presi due schiaffi in testa da Costacurta, dicendo che dovevo pulire, capivi subito la mentalità. Galliani mi voleva convincere a restare, da giocatore, ma non mi sentivo più a mio agio, non parlavo più la stessa lingua. A tanti non piaceva quello che io, Abbiati e Ambrosini dicevamo. Oggi è un'epoca diversa".

    La rissa Ibrahimovic-Onyewu: "Ci eravamo spostati su un campo diverso dal solito, c'era gente e loro due si sono presi. Pesavano cento chili l'uno, ho visto degli schiaffi che mi avrebbero ammazzato (ride, ndr). Da eroe sono andato comunque lì a dividerli, ho preso anche qualche calcio. Sono stati mezz'ora, si sono sfogati. Ad Ibra passava subito, non portava rancore".

    Può tornare la mentalità del vecchio Milan? "Non scordiamo che le cose sono cambiate, un allenatore deve trovare ragazzi disposti a fare sacrifici, a migliorarsi, a fare qualcosa in più. Oggi devi stare attento a dire qualcosa ai ragazzi, se gli dici qualcosa poi iniziano a lamentarsi, cercano alibi: le cose sono cambiate".

    I dettagli nello spogliatoio: "Sono le piccole cose che sono cambiate, prima ad esempio si sentiva solo roba italiana. Ora se metti qualcosa di italiano si mettono a ridere. C'è solo roba straniera, hip hop, se metto Pupo tutti ridono. Oggi è diverso, hanno tutti le cuffie, magari si guardano anche le partite inglesi o spagnole che giocano in altri orari. Sono loro abitudini, è cambiato tutto".

    Calcio è più individuale? "Ora ognuno pensa al suo orticello, a fare le cose come è abituato a fare. Ma è una problematica che hanno tutti in Serie A, in tutti gli spogliatoi. Nel 1999, ad esempio, la musica non si metteva e si stava concentrati. Ho provato anche ad allenatore a toglierla, ma piace a tanti anche se mi dà fastidio personalmente. Quindi ho fatto io un passo indietro, anche se forse è meglio ascoltare Pupo che la schifezza che passa adesso (ride, ndr)".

    Sul ritiro a Malta: "Galliani dirà sicuramente di no, ma con la scusa che avevamo fatto una sponsorizzazione maltese, finimmo a Malta a fare la preparazione a metà stagione. Ma c'era un vento tremendo e faceva un freddo cane, tutti eravamo incazzati neri col dottore per la scelta. Dopo sette giorni tornammo a Milano, se oggi un allenatore fa una roba del genere lo prendono per scemo. Noi invece stavamo bene in gruppo, stavamo insieme anche di notte o dopo pranzo. Oggi invece i ragazzi scappano appena finiscono di mangiare, vanno via subito. I tempi sono cambiati anche in questo".

    Come si diventa campioni? "Per essere grandi campioni bisogna essere coerenti, anche fuori dal campo e non basta mai il talento. Uno che non salta mai l'allenamento, che è coerente, che arriva sempre puntuale, che fa il suo lavoro a 360 gradi, che rispetta ogni regola. Per questo dico che Maldini è stato il più forte al mondo, perché era sempre sul pezzo. Avrebbe potuto vivere di rendita e invece non ha mai mollato niente. Il segreto di quel gruppo storico è stato questo, se c'era una regola veniva rispettata alla lettera".

    Il Mondiale 2006: "Ricordo che al gol di Grosso in semifinale non andai nemmeno ad esultare, ero l'ultimo uomo a centrocampo e se partiva qualcuno della Germania dovevo andare a rincorrerlo. Nella vita ho sempre pensato di diventare il più forte del mio ruolo, recuperare palloni e fare l'incontrista, ho sempre voluto migliorarmi. Poi non era vero che non avevo qualità, però sapevo i miei limiti e dovevo mettermi a disposizione del gruppo"

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    Sue opinioni.

    Scuoto la testa, ahimè.

    Per me campioni si nasce e non certo si diventa con il sacrificio.

    Pensasse a godersi la vita a sorridere di più e magari otterrebbe più soddisfazioni spicciole. Che poi sono quelle che fanno la quotidianità.
    La felicità, caro Gattuso, è nelle piccole cose.

    Il sacrificio a prescindere è figlio della morale cattolico popolare di un certo tipo di società civile, nonché di un retroterra sociale miserirrimo e meno abbiente di altri, dove anche essere felici è sinonimo di peccato e dove il riscatto sociale è più importante del godersi le tante possibilità che la vita vissuta in un contesto privilegiato ti offre.

    Fallo un sorriso, gattù..
     
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    No beh.
    Non confondiamo le cose, River.

    Fenomeno si nasce, campione si diventa.
    Rino ha ragione.
    Il calcio è cambiato, così come la società in generale.
    L'informazione viaggia a mille, per forza bisogna capire e cedere
    Ma nel lavoro (e i calciatori delle serie maggiori sono lavoratori pagati profumatamente) la disciplina è importante. Non si può fare come ti pare.
    Poi fuori un calciatore fa quello che vuole, ma sarà sempre responsabile per i suoi atti, anche di fronte ai tifosi quando va in campo è non rende al meglio.

    Anche se Rino da giocatore ha sbagliato clamorosamente, fregandosene dei colleghi di professione in alcune occasioni, per cui lo criticai all'epoca, in verità non capì che per lui il Milan è sempre stato una religione.
    Talmente legato a questi colori, che forse è stato trascinato da paragoni col passato.
    Bisogna stare ai tempi ed accettare i cambiamenti, anche se lo spogliatoio è comunque sacro.
    E immagino quale casino ci sia in quello nostro...
    Forse un Maldini bisogna cercarlo disperatamente.
    Per ne ha anche molte idee, al contrario di quello che ormai tutti dicono, ma si è fatto coinvolgere troppo dal suo passato in un Milan che fu.
     
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    Stai sereno, Beto, per me le cose sono chiarissime e non certo da ora.

    Campione o fenomeno dipende dal significato che vuoi dare al termine. Per me vale ciò che ho espresso.
    Ma il punto non è questo. La disciplina avrà la sua importanza (lui sta al Milan anche per questo, no?) ma non farà mai diventare campione nessun carpentiere, al limite solo un buon soldatino (magari è più importante una buona condizione atletica). Le doti o le hai o non le hai, così come la testa, non hai bisogno che te lo dica il mister che ti devi allenare.
    È il concetto di locus of evaluation (se a qlcn interessa c è la rete), dipende quello che senti maggiormente tuo.

    Quanto a termini come sacrificio, disciplina, sacralità e compagnia bella li lascio a chi ci si identifica, francamente me ne stracatafotto (cit.).

    Fatti non foste a viver come bruti.
     
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    Sereno mi sembra che non ci sei tu invece.
    "I campioni nascono" è un concetto che non ha alcun senso, specie in uno sport collettivo.
    Tu stai parlando di individualità, mischiando religione, sociologia e altro. Tutto in un calderone condito di arroganza.
    Ma è molto più semplice il concetto che nessuno potrà mai diventare un campione, in primis se non crede in sé stesso, poi se non vuole stare a certe regole per migliorare un talento innato.

    Lo stesso concetto di fuoriclasse è diverso da quello di fenomeno.
    Il primo non potrà mai essere un fenomeno perché non ha le doti innate. Il secondo ha tutto per primeggiare. Dipende appunto da tutte quelle cosette dette prima.
    Entrambi possono o non diventare campioni, così come un brocco qualsiasi lo potrebbe diventarne invece.
    Indico alcuni esempi del calcio, che è uno sport collettivo: Kaka', Messi, CR, Pelé, Cassano, Balotelli, Garrincha, Maldini, Baresi, Gattuso, Chiellini, Milinkovic, Gigio, Massaro, Pippo Inzaghi...
    Facciamo un giochino.
    Prova ad abbinare ognuno di loro alle categorie seguenti (possono essere più di una ovviamente per ciascuno): brocco, campione, fenomeno, fuoriclasse.
     
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    In questo momento avrei evitato interviste, soprattutto parlando di spogliatoio e differenze tra passato e presente. Magari più in là, non proprio in questi giorni.

    Quello che dice è pure condivisibile, ma purtroppo bisogna adeguarsi al mondo che è cambiato e trovare il modo di far rispettare le regole oggi. A volte mi viene da ridere, perché leggendo e sentendo molti, sembra quasi che prima non ci fossero cazzoni. I dementi ci sono sempre stati, solo che oggi ci sono i social e li vediamo all'opera nella loro stupidità. Un ambiente che un minimo si avvicini a quel Milan si può ricreare, ma serve tempo e soprattutto bisogna andare a prendere i giocatori anche in base al loro aspetto umano.

    CITAZIONE (The River @ 29/4/2019, 21:36) 
    Sue opinioni.

    Scuoto la testa, ahimè.

    Per me campioni si nasce e non certo si diventa con il sacrificio.

    Pensasse a godersi la vita a sorridere di più e magari otterrebbe più soddisfazioni spicciole. Che poi sono quelle che fanno la quotidianità.
    La felicità, caro Gattuso, è nelle piccole cose.

    Il sacrificio a prescindere è figlio della morale cattolico popolare di un certo tipo di società civile, nonché di un retroterra sociale miserirrimo e meno abbiente di altri, dove anche essere felici è sinonimo di peccato e dove il riscatto sociale è più importante del godersi le tante possibilità che la vita vissuta in un contesto privilegiato ti offre.

    Fallo un sorriso, gattù..

    Capisco il tuo discorso, ma il sacrificio è comunque importante, senza non reggi ad alti livelli per anni, e ce ne sono di esempi, in tutti gli sport. Invece ci sono anche quelli che attraverso sacrifico e applicazione arrivano a livelli altissimi, prendi Cristiano Ronaldo o Antetokoumpo nel basket
     
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    Che poi gli idioti pare stiano solo al milan.. Ancelotti allegri spalletti mai fatto un discorso simile gattuso ce la mena da quando è venuto..
     
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    CITAZIONE (ArsenioLupin23 @ 30/4/2019, 09:39) 
    In questo momento avrei evitato interviste, soprattutto parlando di spogliatoio e differenze tra passato e presente. Magari più in là, non proprio in questi giorni.

    Quello che dice è pure condivisibile, ma purtroppo bisogna adeguarsi al mondo che è cambiato e trovare il modo di far rispettare le regole oggi. A volte mi viene da ridere, perché leggendo e sentendo molti, sembra quasi che prima non ci fossero cazzoni. I dementi ci sono sempre stati, solo che oggi ci sono i social e li vediamo all'opera nella loro stupidità. Un ambiente che un minimo si avvicini a quel Milan si può ricreare, ma serve tempo e soprattutto bisogna andare a prendere i giocatori anche in base al loro aspetto umano.

    CITAZIONE (The River @ 29/4/2019, 21:36) 
    Sue opinioni.

    Scuoto la testa, ahimè.

    Per me campioni si nasce e non certo si diventa con il sacrificio.

    Pensasse a godersi la vita a sorridere di più e magari otterrebbe più soddisfazioni spicciole. Che poi sono quelle che fanno la quotidianità.
    La felicità, caro Gattuso, è nelle piccole cose.

    Il sacrificio a prescindere è figlio della morale cattolico popolare di un certo tipo di società civile, nonché di un retroterra sociale miserirrimo e meno abbiente di altri, dove anche essere felici è sinonimo di peccato e dove il riscatto sociale è più importante del godersi le tante possibilità che la vita vissuta in un contesto privilegiato ti offre.

    Fallo un sorriso, gattù..

    Capisco il tuo discorso, ma il sacrificio è comunque importante, senza non reggi ad alti livelli per anni, e ce ne sono di esempi, in tutti gli sport. Invece ci sono anche quelli che attraverso sacrifico e applicazione arrivano a livelli altissimi, prendi Cristiano Ronaldo o Antetokoumpo nel basket

    Non c è dubbio, ma non te lo deve dire certo il mister ..
     
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    Gattuso ha sempre criticato come lo spogliatoio del Milan non fosse come quello in cui stava lui, non è una cosa che si è inventato ieri. Montolivo è considerato infame e deleterio, per questo è stato fuori oltre alla cosa successa questa Estate. Forse lui pensava di essere un buon educatore ma i tempi sono cambiati, poi non può pretendere niente perchè giustamente, chi è lui per criticare un giovane calciatore quando lui è un giovane allenatore alle prime esperienze e che in un anno fa sempre gli stessi errori tattici?
     
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    CITAZIONE (be10~milan @ 30/4/2019, 01:57) 
    Sereno mi sembra che non ci sei tu invece.
    "I campioni nascono" è un concetto che non ha alcun senso, specie in uno sport collettivo.
    Tu stai parlando di individualità, mischiando religione, sociologia e altro. Tutto in un calderone condito di arroganza.
    Ma è molto più semplice il concetto che nessuno potrà mai diventare un campione, in primis se non crede in sé stesso, poi se non vuole stare a certe regole per migliorare un talento innato.

    Lo stesso concetto di fuoriclasse è diverso da quello di fenomeno.
    Il primo non potrà mai essere un fenomeno perché non ha le doti innate. Il secondo ha tutto per primeggiare. Dipende appunto da tutte quelle cosette dette prima.
    Entrambi possono o non diventare campioni, così come un brocco qualsiasi lo potrebbe diventarne invece.
    Indico alcuni esempi del calcio, che è uno sport collettivo: Kaka', Messi, CR, Pelé, Cassano, Balotelli, Garrincha, Maldini, Baresi, Gattuso, Chiellini, Milinkovic, Gigio, Massaro, Pippo Inzaghi...
    Facciamo un giochino.
    Prova ad abbinare ognuno di loro alle categorie seguenti (possono essere più di una ovviamente per ciascuno): brocco, campione, fenomeno, fuoriclasse.

    A me sembra che tu ti stia impuntando sull analisi terminologica per cercare di avere ragione, senza contare che potremmo avere semplicemente un’opinione diversa.
    Ok, hai ragione. Amen

    Quanto all arroganza, usa il termine con qualche altro, se proprio non ti piace lo stile puoi sempre dirlo, alla peggio puoi buttarmi fuori dal forum, suonerebbe più autentico.

    Quanto alla moralizzazione, magari rivolgila altrove, non ho bisogno di catechesi, sono ateo.



     
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    CITAZIONE (Durnan @ 30/4/2019, 09:54) 
    Che poi gli idioti pare stiano solo al milan.. Ancelotti allegri spalletti mai fatto un discorso simile gattuso ce la mena da quando è venuto..

    Io credo che istintivamente associa i giocatori, in generale, alla sua esperienza; non calcolando che la sua carriera è una caso quasi unico per le qualità penose del suo giocare a pallone.

    Comunque questi discorsi li facevano pari pari i giocatori delle generazione precedente.
     
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    CITAZIONE (be10~milan @ 30/4/2019, 01:57) 
    "I campioni nascono" è un concetto che non ha alcun senso, specie in uno sport collettivo.

    Questa, Be10, è la frase dell'anno...=)
    L'atavica questione è, a mio avviso, il solito errore di valutazione che fa chi probabilmente non ha mai fatto uno sport di squadra. E' un concetto perfetto forse per un tennista, un pugile, uno sciatore ecc...ecc...(forse nemmeno in quel caso ma non avendo mai fatto sport individuali non saprei)
    Ma credimi ne ho sentite di peggio nella mia vita e nella mia professione, ad esempio un altra frase delirante che sento spesso da "chi ne sa" è: l'allenatore non conta nulla o quasi, deve solo saper mettere "i buoni" in campo e fare i cambi giusti e al resto ci pensano i giocatori, quelli bravi. Quando ero più giovane ci ridevo sopra e nemmeno mi prendevo la briga di spiegare. Poi col sopravanzare dell'età spesso anche la pazienza cede il passo e ho iniziato a spiegare (sempre secondo il mio punto di vista da addetto ai lavori) ahimè inutilmente...
    Un atleta che eccelle in una disciplina sportiva, deve in primis avere la testa giusta, e poi certo il talento ma che deve andare di pari passo con lo spirito di sacrificio, l'altruismo, e la voglia di allenarsi al 100% sempre...altrimenti si è dei Balotelli o dei Cassano cioè degli incompiuti. Non certo dei campioni. Campione lo è stato molto di piu Gattuso nella maniera più assoluta.
    Ha compensato le non eccelse doti tecniche con la voglia, l'altruismo e lo spirito di sacrificio. E' un campione del mondo da protagonista e nel suo ruolo è stato uno dei migliori di sempre.
    Conosco un ragazzo di San Giovanni in Persiceto che, dopo il suo primo anno in NBA coi Golden State Warriors si è accorto che il suo modo di difendere non andava bene nel campionato che aveva appena finito e invece di andarsene alle Maldive o a Zanzibar ha passato l'estate a cercare di migliorarsi con alcuni dei suoi vecchi allenatori tra cui anche il sottoscritto. Nessuno glielo aveva ordinato, ma ha speso un estate intera a lavorare per migliorarsi. Questo secondo me fa di lui un campione vero, uno che non è nato campione te lo assicuro ma che ora lo è al 100%...Ma vi sono mille esempi, ho voluto descriverne uno che ho vissuto in prima persona e di cui vado orgoglioso.
     
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    CITAZIONE (The River @ 30/4/2019, 10:35) 
    CITAZIONE (be10~milan @ 30/4/2019, 01:57) 
    Sereno mi sembra che non ci sei tu invece.
    "I campioni nascono" è un concetto che non ha alcun senso, specie in uno sport collettivo.
    Tu stai parlando di individualità, mischiando religione, sociologia e altro. Tutto in un calderone condito di arroganza.
    Ma è molto più semplice il concetto che nessuno potrà mai diventare un campione, in primis se non crede in sé stesso, poi se non vuole stare a certe regole per migliorare un talento innato.

    Lo stesso concetto di fuoriclasse è diverso da quello di fenomeno.
    Il primo non potrà mai essere un fenomeno perché non ha le doti innate. Il secondo ha tutto per primeggiare. Dipende appunto da tutte quelle cosette dette prima.
    Entrambi possono o non diventare campioni, così come un brocco qualsiasi lo potrebbe diventarne invece.
    Indico alcuni esempi del calcio, che è uno sport collettivo: Kaka', Messi, CR, Pelé, Cassano, Balotelli, Garrincha, Maldini, Baresi, Gattuso, Chiellini, Milinkovic, Gigio, Massaro, Pippo Inzaghi...
    Facciamo un giochino.
    Prova ad abbinare ognuno di loro alle categorie seguenti (possono essere più di una ovviamente per ciascuno): brocco, campione, fenomeno, fuoriclasse.

    A me sembra che tu ti stia impuntando sull analisi terminologica per cercare di avere ragione, senza contare che potremmo avere semplicemente un’opinione diversa.
    Ok, hai ragione. Amen

    Quanto all arroganza, usa il termine con qualche altro, se proprio non ti piace lo stile puoi sempre dirlo, alla peggio puoi buttarmi fuori dal forum, suonerebbe più autentico.

    Quanto alla moralizzazione, magari rivolgila altrove, non ho bisogno di catechesi, sono ateo.

    L'opinione quale?
    Su Gattuso la vediamo diversamente.
    Su "campione"/"fenomeno" magari usiamo terminologie diverse per dire la stessa cosa.
    Ho voluto approfondire il discorso perché riguarda proprio il quanto detto dal mister.
    Non pretendo (o "prego") di avere ragione. Liquidare invece la discussione con un "amen" denota la tua poca voglia di approfondirlo.

    L'arroganza con la quale ti sei posto nei confronti del mister (e non nei miei ovviamente) magari possa essere tradotta in lezione psico-sociologica-moralista che non centra nulla con i "campioni". Tanto per diventare tali debbono essere forti e educati a seguire le regole, indipendentemente di essere nati, cresciuti e vissuti nelle periferie più ignobili o in contesti sociali bigotti. Per cui tranquillo che i motivi non ci sono per cacciarti assolutamente. E poi nel caso l'avesse fatto sarebbe una perdita per il forum per nulla. ;)
    Quanto alla fede, che uno ne abbia o meno, poco centra col discorso appunto.
    Lo so solo , e non puoi smentirmi, che quella nostra rossonera è ampiamente condivisa.
     
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