La posizione del Papa su Bakayoko-Acerbi. La congiura del Palazzo.

di Luca Serafini

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    Nulla può essere mai creato o distrutto

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    La posizione del Papa su Bakayoko-Acerbi. La congiura del Palazzo. L'ineffabile Bonucci. Gattuso stratega confuso

    19.04.2019

    di Luca Serafini

    I protagonisti avevano cercato di spazzare la polvere sotto al tappeto, minimizzando la gigantesca gravità dell'accaduto, liquidandola a caldo. Tare: "Una ragazzata, uno sfottimento e basta". Gattuso: "Pensino ad allenarsi di più, chiedo scusa alla Lazio". Bakayoko su Twitter: "Chiedo scusa, non volevo...". Acerbi: "Ok, incidente chiuso, ci rivediamo in Coppa Italia". Eh no, belli, troppo comoda. La graticola è appena iniziata. In proposito stridono assordanti e inopportuni il silenzio e l'assenza totale di Papa Francesco (anche se dal Vaticano filtra la sua indignazione) nonché del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (anche se dal Viminale filtra la sua irritazione) sulla deplorevole, vergognosa, insopportabile vicenda di Bakayoko e Kessié che hanno sventolato la maglia di Acerbi sotto la Curva Sud, al termine di Milan-Lazio. Un gesto violento, volgare, aberrante, sacrilego, scorretto, antisportivo, vigliacco, assurdo, cruento, che ha giustamente finito con l'oscurare l'aggressione di Suso alle spalle da parte di un avversario, l'insulto a Ugo Allevi (Ufficio Stampa Milan dai tempi di Kilpin) sempre da parte di un laziale, nonché qualsiasi altro gesto irridente del passato consumato su un campo di calcio in tutto il mondo. Non solo in Italia.

    Niente ha superato per violenza l'assurdo sfottò dei due tribali giocatori milanisti di colore - particolare non sfuggito a un eroico integerrimo parlamentare, quel Ca(pe)zzone che di maglie se ne intende perché si tolse quella dei radicali per vestire quella di Forza Italia, come al mercato - nei confronti di colui che si era limitato a dire: "Uno per uno, noi della Lazio sono più forti del Milan". (Non vincono a San Siro da 30 anni per dettagli trascurabili). Per fortuna ci hanno pensato il Procuratore Federale, il presidente FIGC Gravina (a conferma che non c'è nessuna congiura nei confronti del club rossonero, da parte del Palazzo, semplicemente perché non esiste, un palazzo...), il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori... E poi ancora le Associazioni sindacali di categoria, il presidente dei reduci del Vietnam, i comitati di quartiere, le organizzazioni umanitarie, la stampa unita e compatta, il Centro Ricovero di Ambarabà, a condannare con sdegno quella ignobile istigazione a delinquere. Che ha reso una quisquiglia persino il pugno sulla nuca (alle spalle) di Bonucci a un avversario dell'Ajax che stava già perdendo l'equilibrio, spinto da un compagno di squadra. In Champions League. Bazzecole in confronto al vile affronto dei due centrocampisti rossoneri che, in attesa del verdetto del Vaticano e dello Stato, sono stati bendati e mandati a casa da Milanello tutte le sere in autostrada a piedi contromano da Leonardo e Maldini. La storia renderà giustizia. Altro che Materazzi con la maschera di Berlusconi!

    Questa puntuale sollevazione popolare ha minimizzato i contenuti della scontro diretto verso la Champions, risolto da un cambio tattico di Gattuso che - più che avvantaggiare la sua squadra - ha mandato completamente in tilt i biancocelesti, da quel momento incapaci di imbastire la minima manovra che pure nel primo tempo aveva portato alla creazione di 2/3 chiarissime occasioni, peraltro uguagliate da quelle di Suso, Piatek, Kessié e Calahnoglu. Un confronto teso ma mai nervoso, almeno sino al fischio finale e nonostante 2 rigori in pochi minuti, il primo giustamente revocato dal VAR. Gattuso ha in testa da molto tempo la formula con il trequartista (Paquetà) alle spalle delle 2 punte, ma l'assenza o la condizione precaria di qualche titolare lo hanno indotto a non provarci: era comunque capitato in altre gare (già nella scorsa stagione) che nel corso dei 90' la squadra cambiasse fisionomia. Sappiamo bene come se vinci, sei uno stratega. Se perdi, sei un pirla con le idee confuse. Come rispondeva ironicamente Ancelotti a un giornalista che gli faceva i complimenti per aver azzeccato i cambi: "Se ho azzeccato i cambi, vuol dire che ho sbagliato la formazione iniziale". Su Gattuso la mia idea la conoscete e non cambia: in questa fase storica nessuno sarebbe stato più indicato di lui su questa panchina. Nessuno. Mi tengo stretto questo stratega confuso e il suo quarto posto che un anno fa era lontano 20 punti, 2 anni fa 15, 3 anni fa una dozzina eccetera.

    Con questo 4° posto che va difeso e conservato solo dal Milan senza doversi curare dei risultati delle altre, con una semifinale di ritorno in Coppa Italia che la prossima settimana si annuncia ricca di contenuti e di spirito giustizialista dell'Italia perbenista, vi saluto con un carissimo sincero augurio di una Buona Pasqua. Che sia di pace e di resurrezione nel suo più ampio significato.

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    La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stata convincere il mondo che lui non esiste, e come niente... sparisce

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    In compenso la figc ha ricevuto ben UDITE UDITE 86000 € tolte alle nostre povere casse. Si dice che Singer, citando un noto linguista svedese di origini slave, abbia così risposto: vi faccio un assegno?
     
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    Mitico serafini😂
     
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    ESCLUSIVA MN - Serafini: "Zero contatti Milan-Costacurta ad ora. Inzaghi o Giampaolo? Nessun salto nel vuoto"

    La redazione di MilanNews.it ha contattato Luca Serafini. Con il noto giornalista e tifoso rossonero abbiamo parlato dell'assetto societario del Milan dopo gli addii di Leonardo e Gattuso ed in attesa della risposta di Paolo Maldini, della possibilità che Costacurta e Carbone entrino nel club e del futuro tecnico rossonero.

    In attesa della risposta di Maldini, sono emersi i primi nomi che Paolo avrebbe richiesto per il proprio staff e si tratterebbe di Costacurta e Carbone. Le risultano questi profili?
    "Dopo lo sconcerto di quello che è successo in questi giorni, è venuto meno un pezzo di Milan con Leonardo e Gattuso. Il milanismo con Paolo Maldini, comunque, è più che rappresentato. Credo che queste figure, come lui, come Totti, come Zanetti, fungano da garantisti. Il tifoso sa che, fino a quando ci sono loro, possono fidarsi. Nel momento, invece, in cui loro alzano bandiera bianca c'è qualcosa che non funziona. Quello che poi accadrà, quando Paolo avrà accettato o meno, non lo so. Io penso che, al di là del milanismo, le persone che tu elenchi sono persone che lavorano con molta serietà e che Maldini conosce da 30 anni. Io, francamente, so per certo che Costacurta non ha avuto alcun contatto ufficiale. Costacurta deve fare delle riflessioni, perchè negli ultimi tempi ha lavorato per la federazione e il suo lavoro ormai è diventato quello televisivo. Ci vuole un progetto molto preciso per convincerlo".

    Si aspetta che Maldini accetti la proposta di Gazidis?
    "Io credo che la vicenda sia un po' distorta. In realtà quello che lui chiede è che venga assecondata una certa filosofia, che non è la sua ma riguarda la storia di questo club. Non dimentichiamo che il Milan, nonostante tutte le sue magagne, parte con una squadra che non è andata in Champions per un punto, facendo 68 punti e con un'età media giovane. Va supportata con degli acquisti mirati. Poi, a parte il mercato, bisogna che venga anche supportato dal punto di vista della struttura generale, a cominciare dal settore giovanile, perchè qua c'è da rifare un assetto societario, riverdire un settore giovanile che rappresenta la punta dell'iceberg del malessere generale. La riflessione di Paolo è ampia, a 360 gradi e non riguarda solamente la questione personale e il suo staff".

    Parlando invece della questione relativa alla panchina rossonera, i nomi più caldi sembrano essere quelli di Giampaolo e di Simone Inzaghi. Crede che siano così tanto diversi tra loro come tipologia di profilo?
    "Sì, sono molto diversi ma non hanno una filosofia così distante. Ad esempio, hanno entrambi un'organizzazione di gioco molto precisa, con un mix di giocatori giovani ed esperti che li accomuna. Hanno entrambi in testa il fatto di avere una mentalità di un certo tipo per quanto riguarda l'abnegazione e la meticolosità nel lavoro quotidiano che li accomuna. Sono maniaci di dettagli. Stile di gioco differente? Sì, però uno è uscito a far segnare non soltanto un calciatore che non è più un ragazzino come Quagliarella, ma a risvegliare giocatori che ormai si erano assopiti come Defrel e Gabbiadini. La stessa operazione l'ha fatta Simone Inzaghi con Immobile, che è un giocatore che ha avuto il rendimento di un certo tipo con la Lazio, ad eccezione dell'ultimo anno. Con nessuno dei due mi sembra che il Milan rischierebbe un salto nel vuoto, hanno entrambi grande esperienza. Forse c'è qualche rischio in più con Giampaolo, che non ha un'esperienza ad alti livelli. Mentre Simone è sicuramente un po' più rodato. Ha reso la Lazio la società più vincente degli ultimi anni in Italia, dopo la Juventus. E' una scelta che la società farà indipentemente dalla presenza o meno di Paolo Maldini".

    Tra i due, quale pensa sia più adatto per guidare il Milan?
    "Simone è più esperto. Indipentemente da questo, però, la cosa fondamentale è che, qualunque tecnico venga scelto abbia il supporto incondizionato della società e che quest'ultima gli dia fiducia. Perchè è possibile che l'inizio non sia così semplice, che la squadra subirà dei cambiamenti. Riferimento a quanto successo con Gattuso questa stagione? Sì, perchè ad un certo punto è stato evidente, inutile nasconderci, che ci fossero due filosofie differenti, in particolare tra Leonardo e Rino. Leonardo, probabilmente, qualche limite in questo tipo di situazioni ce l'ha, perchè anche a Parigi con Ancelotti c'era stato qualche incomprensione. Leonardo è un personaggio di grande carattere e determinazione, si può dire qualsiasi cosa di lui, ma non che non sappia fare il proprio lavoro. Ha portato al Milan giocatori del calibro di Kakà, Thiago Silva, Pato, Piatek, Paquetà. Oltre ad essere dei grandi calciatori, sono ottime persone. Gattuso ha dovuto fare di necessità virtù, spiegando perchè non potesse fare nè l'Olanda degli anni '60 nè l'Atalanta degli anni 2000, perchè questa squadra le caratteristiche non le aveva, perchè la rosa era limitata e perchè c'erano tanti giocatori fuori ruolo. Molti giocatori per scelta non sono stati coinvolti, come Bertolacci e Montolivo. Quando sono stati impiegati raramente, hanno deluso. Con questi limiti, fare 68 punti è stata una grande impresa, a mio avviso. Se, poi, il Milan avesse avuto una dilazione della propria crisi sparsa maggiormente durante l'anno e non concentrata in quel marzo e aprile devastante, sarebbe andato in Champions League. Non soltanto la squadra ha percepito il distacco con Gattuso dopo le frasi - sbagliate, per me - pronunciate alla vigilia di Sampdoria-Milan, ma ci sono anche stati una serie di comportamenti legati allo spogliatoio che hanno fatto il resto. Mi riferisco alla questioni di Kessi e Bakayoko"

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