Elliott-Arnault, firmato patto di riservatezza

di Andrea Longoni

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    Elliott-Arnault, firmato patto di riservatezza. Società divisa, servirà un'altra rivoluzione. Se salta Ibra...

    01.12.2019

    di Andrea Longoni

    In settimana nei telegiornali di tutto il mondo ha trovato grande risalto la notizia dell'acquisizione di Tiffany per 16 miliardi di dollari da parte del gruppo del lusso LVMH di Bernard Arnault, magnate francese già accostato al Milan. La notizia ha stimolato di nuovo le speranze dei tifosi, che sognano anche il loro club, dopo Tiffany, tra le proprietà dell'imprenditore. Agli atti fin qui indiscrezioni e successive smentite dall'entourage dell'imprenditore, il cui patrimonio è stimato in un centinaio di miliardi di dollari. La trattativa risulta essere ancora viva e procedere dopo la prima manifestazione d'interesse (questa estate l'avevamo raccontato per primi a Telelombardia). Lo scorso giovedì 7 novembre a Parigi alle 16.15 è stato firmato un NDA (non-disclosure agreement), cioè un patto di riservatezza tra le parti. In attesa della consueta smentita (obbligata, di facciata, chiamatela come volete), si tratta di un passo importante che testimonia la volontà immutata da parte di Arnault di investire nel Milan. Il tutto procede a rilento per via delle difficoltà del club sul nuovo stadio: asset fondamentale per la futura rivendita da parte di Elliott. Questo non significa assolutamente che il passaggio di proprietà andrà sicuramente in porto, anzi. Ma è una piccola speranza che, senza illudersi, si può ancora coltivare: visti i tempi, è già qualcosa.

    Per l'ennesima volta siamo di fronte a divergenza di vedute all'interno della Società. Da una parta Maldini e Boban che spingono per Ibrahimovic, dall'altra Gazidis che preferirebbe puntare sui giovani. E' soltanto un esempio che però deve far riflettere sulla struttura societaria del Milan. Troppe teste uguale troppe idee, uguale confusione. In estate servirà l'ennesima rivoluzione a livello dirigenziale: la speranza è che si vada verso una struttura finalmente snella e ben definita (oltre che esperta). In questo senso il club sta ancora pagando gli errori della vecchia gestione a due Galliani-Barbara Berlusconi. L'ad Gazidis invoca il modello Atalanta: squadra che sta facendo sicuramente molto meglio dei rossoneri, ma che non può essere presa come riferimento assoluto se hai la storia del Milan. Puntare sui giovani è giusto, ma servono anche giocatori d'esperienza: la squadra lo sta toccando con mano. Il peccato è che nel momento storico di così grande proliferazione di talenti italiani, il club non abbia la forza per strapparli alla concorrenza: Barella e Sensi sono andati e presto lo saranno anche Chiesa, Zaniolo e Tonali. Puntare sui giovani migliori sì, ma non soltanto a parole: per questo serve uno sforzo da parte della Proprietà, che difficilmente arriverà.

    Manca anche l'esperienza, dicevamo, ma la si può acquisire in tanti modi, non soltanto bussando continuamente alle porte del 38enne Ibrahimovic. Sul tema è il caso di trovare anche un exit strategy nel caso lo svedese alla fine dicesse no alle lusinghe rossonere. Soprattutto dopo le recenti di dichiarazioni di Zlatan, una fumata nera sarebbe difficilmente sopportabile da parte della grande maggioranza del popolo milanista (escluso il sottoscritto).

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    Grazidis come dicevo al suo arrivo non può fare l'Arsenal in italia.
    Le squadre di giovani erano ( ma neanche loro lo fanno più ) squadre che facevano su è giù dalla B, erano Atalanta, Brescia, Cremonese.........vogliamo fare come loro?
     
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    CITAZIONE (be1²0~milan @ 1/12/2019, 10:41) 
    Elliott-Arnault, firmato patto di riservatezza. Società divisa, servirà un'altra rivoluzione. Se salta Ibra...

    01.12.2019

    di Andrea Longoni

    In settimana nei telegiornali di tutto il mondo ha trovato grande risalto la notizia dell'acquisizione di Tiffany per 16 miliardi di dollari da parte del gruppo del lusso LVMH di Bernard Arnault, magnate francese già accostato al Milan. La notizia ha stimolato di nuovo le speranze dei tifosi, che sognano anche il loro club, dopo Tiffany, tra le proprietà dell'imprenditore. Agli atti fin qui indiscrezioni e successive smentite dall'entourage dell'imprenditore, il cui patrimonio è stimato in un centinaio di miliardi di dollari. La trattativa risulta essere ancora viva e procedere dopo la prima manifestazione d'interesse (questa estate l'avevamo raccontato per primi a Telelombardia). Lo scorso giovedì 7 novembre a Parigi alle 16.15 è stato firmato un NDA (non-disclosure agreement), cioè un patto di riservatezza tra le parti. In attesa della consueta smentita (obbligata, di facciata, chiamatela come volete), si tratta di un passo importante che testimonia la volontà immutata da parte di Arnault di investire nel Milan. Il tutto procede a rilento per via delle difficoltà del club sul nuovo stadio: asset fondamentale per la futura rivendita da parte di Elliott. Questo non significa assolutamente che il passaggio di proprietà andrà sicuramente in porto, anzi. Ma è una piccola speranza che, senza illudersi, si può ancora coltivare: visti i tempi, è già qualcosa.

    Per l'ennesima volta siamo di fronte a divergenza di vedute all'interno della Società. Da una parta Maldini e Boban che spingono per Ibrahimovic, dall'altra Gazidis che preferirebbe puntare sui giovani. E' soltanto un esempio che però deve far riflettere sulla struttura societaria del Milan. Troppe teste uguale troppe idee, uguale confusione. In estate servirà l'ennesima rivoluzione a livello dirigenziale: la speranza è che si vada verso una struttura finalmente snella e ben definita (oltre che esperta). In questo senso il club sta ancora pagando gli errori della vecchia gestione a due Galliani-Barbara Berlusconi. L'ad Gazidis invoca il modello Atalanta: squadra che sta facendo sicuramente molto meglio dei rossoneri, ma che non può essere presa come riferimento assoluto se hai la storia del Milan. Puntare sui giovani è giusto, ma servono anche giocatori d'esperienza: la squadra lo sta toccando con mano. Il peccato è che nel momento storico di così grande proliferazione di talenti italiani, il club non abbia la forza per strapparli alla concorrenza: Barella e Sensi sono andati e presto lo saranno anche Chiesa, Zaniolo e Tonali. Puntare sui giovani migliori sì, ma non soltanto a parole: per questo serve uno sforzo da parte della Proprietà, che difficilmente arriverà.

    Manca anche l'esperienza, dicevamo, ma la si può acquisire in tanti modi, non soltanto bussando continuamente alle porte del 38enne Ibrahimovic. Sul tema è il caso di trovare anche un exit strategy nel caso lo svedese alla fine dicesse no alle lusinghe rossonere. Soprattutto dopo le recenti di dichiarazioni di Zlatan, una fumata nera sarebbe difficilmente sopportabile da parte della grande maggioranza del popolo milanista (escluso il sottoscritto).

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    Speriamo che ci sia qualcosa di vero.
     
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    CITAZIONE (macmariomario @ 1/12/2019, 10:45) 
    Grazidis come dicevo al suo arrivo non può fare l'Arsenal in italia.
    Le squadre di giovani erano ( ma neanche loro lo fanno più ) squadre che facevano su è giù dalla B, erano Atalanta, Brescia, Cremonese.........vogliamo fare come loro?

    Io divento matto !!!!
    Ma che cazzo ha vinto l'Arsenal negli ultimi 15 anni ? Nulla, io neanche conto tutte quelle coppe interne che fanno in Inghilterra, non vince un titolo da molto più tempo di noi, non parliamo di trofei internazionali dove hanno una bacheca da squadra simil dilettanti. Proprio non capisco.
    Le altre squadre citate non è che puntano sui giovani, sono squadre provinciali che sono obbligate a spendere poco, non è una scelta ma un obbligo.
    Inoltre, si parla di giovani ? Bene allora compriamo Zaniolo, Barella, ecc. non sono forse giovani ?

    Siamo in una fase completamente delirante. E poi di giovani ne abbiamo in abbondanza, siamo la squadra più giovane della serie A, abbiamo i due difensori italiani più giovani e talentuosi come Conti e Caldara, per non parlare di Donnarumma; a questi vanno affiancati calciatori forti oggi, non forse fra un anno.

    La struttura societaria del Milan è sbagliata e non è snella, oltre ad essere confusa, lo pensavo da principio, lo penso ancora e i fatti sono ben chiari.

    Gadzidis non si occupa della fase sportiva ma finanziaria, però blocca l'acquisto di Ibra lo scorso gennaio e forse anche nel prossimo gennaio, quindi non capisco chi decide nella fase sportiva ?
    Non abbiamo neanche un fuoriclasse da Milan, neanche uno !!!!
    Ma se ne possiamo prendere uno per 6/7 mesi ci caghiamo sotto.

    Non si può avere una catena dirigenziale con comandi collaterali che stridono tra loro. E' una cazzata, questi americani prima si levano dalle palle e meglio stiamo.

    Ma come fà una società italiana sportiva ad avere un amministratore delegato che non parla la lingua di appartenenza della società stessa ?

    E' una pagliacciata !!!!
     
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    questi parlano solo la lingua dei soldi tes..
     
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    Appunto, e a mio parere li stanno investendo male, che vendano alla svelta, mi stanno sulle palle più dei finti cinesi, ossia Silvio o chi canchero erano/era.
     
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    CITAZIONE (tesarius @ 2/12/2019, 21:43) 
    Appunto, e a mio parere li stanno investendo male, che vendano alla svelta, mi stanno sulle palle più dei finti cinesi, ossia Silvio o chi canchero erano/era.

    Silvio è ancora lì. Nel 2007 volevano comprarci Al Thani e pochi anni fa Suning; entrambe trattative fallite per colpa sua. Il Milan è ancora nel Giannino. La fine arriverà con la prossima cessione, quella vera.
     
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    E' vero, siamo ancora in quel limbo.
     
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    È bellissima!!!
     
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    Geniale
     
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