Commper racconta Rangnick

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    CITAZIONE (tesarius @ 11/5/2020, 17:18) 
    Se e quando ci sarà la conferma Maldini si dimetterà.
    Credo che Paolo voglia mettere la responsabilità nelle loro mani, comunque se così fosse sarebbe stato più corretto darle quando hanno tagliato Boban.

    Il punto è che penso che Paolo non abbia lasciato in quel momento proprio per non lasciare la squadra alla deriva così. Di certo avrà pensato di portare a termine la stagione, e lo trovo corretto francamente. Boban è caduto nel trappolone mediatico di Gazidis, ma con la sua decisione ha messo la squadra inevitabilmente in difficoltà.

    Maldini-Rangnick, tra conferme e smentite: le tappe dello scontro

    Nella calma apparente (e non voluta) portata dall’emergenza Coronavirus e in cui ristagnano il calcio e il Milan, nel cielo rossonero già non troppo sereno è scoppiato un nuovo fulmine: il botta e risposta tra il direttore tecnico Paolo Maldini e il possibile futuro allenatore rossonero Ralf Rangnick. Lo scontro indiretto è scoppiato tramite le dichiarazioni dei due diretti interessati che, tra attacchi velati e allusioni indirette, hanno ribadito un concetto già chiaro: i due, in un’eventuale Milan del futuro, coesisterebbero a fatica. Ripercorriamo le tappe dello scontro.

    LE PAROLE DI MALDINI - L’esigenza di valutare un nuovo allenatore a stagione in corso, senza dubbio, nasce da un’annata deludente ma anche per divergenza di vedute. Se la stagione rossonera è al di sotto delle aspettative, l’area sportiva del Milan composta a inizio anno da Boban e Maldini ha al tempo stesso palesato più di qualche dubbio sul progetto giovani promosso dalla società. Queste le parole di Maldini: "L'idea di ringiovanire la squadra è condivisa, come è condivisa l'idea che nessuna squadra giovane ha vinto campionato o Champions League. Per farlo serve l'inserimento di calciatori di esperienza". Queste dichiarazioni, senza dubbio, hanno creato divergenze ai piani alti della società e hanno portato a valutare un profilo che potesse seguire questa filosofia: un tecnico da squadre giovani e scopritore di talenti come Ralf Rangnick. In una stagione già di per sé complicata come quella rossonera, le voci di un avvicinamento di un allenatore manager come Rangnick hanno inevitabilmente minato il precario equilibrio del Milan. Da uomo di spogliatoio e da professionista inevitabilmente coinvolto Paolo Maldini, qualche giorno dopo la pesante sconfitta nel derby, ha commentato le voci sull’allenatore tedesco senza lasciare spazio alle interpretazioni: "Rangnick? Ho letto. Sinceramente, da direttore dell'area sportiva, con il dovuto rispetto, non credo che sia il profilo giusto da associare al Milan”.

    Le dichiarazioni di Maldini evidenziano una diversità di vedute e la difficile creazione di un futuro rapporto tra i due. La terza e ultima tappa arriva nella giornata di oggi dopo le ripetute dichiarazioni dell’allenatore tedesco che, uscito allo scoperto, ha confermato i contatti con il Milan. Maldini, in questo senso, ha deciso di dire la sua in un momento delicato come questo con un attacco sia all’allenatore tedesco che alla società rossonera: “Non avendo mai parlato con Rangnick – dichiara il direttore tecnico rossonero all’ANSA - non capisco su quali basi vertano le sue dichiarazioni, anche perché dalla proprietà non mi è mai stato detto nulla”. Le voci sull’arrivo al Milan del manager tedesco infastidiscono Maldini. “Alcune considerazioni secondo me però vanno fatte, il tecnico tedesco infatti, parlando di un ruolo con pieni poteri gestionali sia dell’area sportiva che di quella tecnica, invade delle zone nelle quali lavorano dei professionisti con regolare contratto. Avrei dunque un consiglio per lui, prima di imparare l’italiano dovrebbe dare una ripassata ai concetti generali del rispetto, essendoci dei colleghi che, malgrado le tante difficoltà del momento, stanno cercando di finire la stagione in modo molto professionale, anteponendo il bene del Milan al proprio orgoglio professionale”.

    LE PAROLE DI RANGNICK - Tra smentite iniziali e conferme successive sembra ormai chiaro che vi siano stati concreti contatti tra l’allenatore tedesco e il Milan. Indipendentemente da quale sia la conclusione di questa vicenda, l’interesse tra Rangnick e il Milan è o è stato reciproco. Ma facciamo passo un indietro. Dopo le insistenti voci che lo hanno avvicinato al Milan, Ralf Rangnick esce allo scoperto e all'emittente tedesca MDR, ha così risposto alla domanda relativa a un accordo già in essere coi rossoneri: "Non c'è nulla di vero in questa affermazione - ha dichiarato -. Ci sono stati alcuni contatti in passato, ma in questo momento non c'è nulla”.

    Queste dichiarazioni, fatte il 10 aprile, hanno visto un’inversione di tendenza meno di un mese dopo con le dichiarazioni dell’allenatore tedesco alla BILD che parlano di una riapertura della trattativa: "Hanno chiesto se ci fosse la possibilità di collaborare. Di conseguenza ho informato la Red Bull e successivamente ci sono stati colloqui con il mio procuratore. Non posso escludere del tutto che andrò lì. Al momento però il club e il campionato hanno altri problemi. Non sono uno che ha difficoltà a immaginare che le cose possano funzionare. Certo, l'avventura mi piace, ma non deve essere una missione suicida. Senza voler essere presuntuoso, ma la cerchia dei club che mi possono interessare è abbastanza ristretta".Tra le recenti dichiarazioni che hanno indispettito Maldini, in particolare, vi sono anche quelle relative alle richieste di Rangnick in una sua eventuale avventura in rossonero, una presa di posizione che è stata vista come una delegittimazione da parte dell’ex numero 3. Queste le parole: "Dipende sempre dal club, ma non sono interessato agli aspetti finanziari. Per me si tratta di aver una certa influenza, che non c'entra col potere, anche se in certe situazioni ne hai bisogno per portare avanti certe cose." Una vicenda che, senza dubbio, sarà destinata a proseguire nei prossimi giorni.
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    Paolo ha spiegato che ha anteposto il bene del Milan al suo. Credo intenda proprio che stia facendo da traghettatore per non lasciare la rosa allo sbando. Io infatti mesi fa mi chiesi se ormai fosse tutto fatto con tanto di licenziamento di Boban perché non partire subito con ragcoso. Almeno come dirigente
     
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    con le sue dichiarazioni ultime ha anteposto se stesso e pioli cioè uno che si sa da mesi essere un dead man walking al presunto bene del milan..
     
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    Infatti ha sbagliato a impuntarsi su Pioli, figura debolissima agli occhi dell'opinione pubblica. Si è ovviamente inviperito, lui come Boban, di essere stato escluso dalla questione decisionale. Fondamentalmente Gazidis ha agito come "Io sono io, voi non siete un cazzo" avendo il pieno appoggio della proprietà, evidentemente, lasciandoli liberi di sfuriarsi e di sbattere la porta e andare via, facilitandogli il compito. Ma onestamente, pur avendo forse sbagliato, preferisco abbiano fatto così, perché almeno i fatti sono chiari.

    Speriamo si facciano scelte giuste che mettano il Milan nella giusta direzione
     
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    ESCLUSIVA – Krause (BILD): “Rangnick al Milan per fare tutto. Nagelsmann impossibile”

    CALCIOMERCATO MILAN – Temi del giorno, in casa Milan, sono il sempre più probabile approdo di Ralf Rangnick (da capire ancora se nella duplice veste di allenatore e dirigente) e, quello, ventilato, da ‘La Gazzetta dello Sport‘ oggi in edicola, del suo pupillo Julian Nagelsmann, attuale tecnico del RB Lipsia, in panchina.

    Per capirci qualcosa in più su queste intricati situazioni abbiamo contattato, in esclusiva, Stefan Krause, collega tedesco, corrispondente della ‘BILD‘ proprio per i ‘Tori Rossi‘ della ‘Red Bull‘. Queste le dichiarazioni di Krause, che ben conosce tanto Rangnick quanto Nagelsmann, per la redazione di ‘PianetaMilan.it‘.

    Qual è la reale situazione, al momento, tra Ralf Rangnick e il Milan? Arriverà finalmente in rossonero e, nel caso, assumerà l’incarico di allenatore e dirigente? “Quando ci ha rilasciato l’ultima intervista, Rangnick aveva lasciato la porta aperta alle negoziazioni con il Milan. È ancora interessato al lavoro. Sia come allenatore, sia come direttore sportivo. Per questo lui vuole portare con sé persone che lo conoscono, così può ricoprire entrambi gli incarichi. Enfatizza il fatto che ha abbastanza esperienza per fare questo e quindi ha bisogno di libertà nell’intera area sportiva per avere successo”.

    Che risonanza ha avuto, in Germania, la polemica a distanza tra Paolo Maldini e Ralf Rangnick sulle recenti dichiarazioni del tedesco? “Qualsiasi tifoso in Germania conosce Rangnick. E sa che lui ha tanta consapevolezza di sé stesso, vero, ma anche moltissima conoscenza del calcio. Se adesso dovesse andare in un club come il Milan, dovreste dargli respiro e possibilità di lavorare. E ciò significa che qualcuno all’interno della società rossonera dovrà andare via. Chiunque conosce Maldini, che è stato un grande calciatore. Ma, come dirigente, manca in termini di esperienza e successo”.

    Qui in Italia si parla molto delle richieste di Ralf Rangnick, dal budget per il mercato ai collaboratori: cosa ne pensi? “Posso immaginare che Rangnick ama avere il pieno controllo dell’intero club. In un’intervista, una settimana fa, ci ha detto: ‘Certo, io sono qualcuno che ha lavorato come allenatore e come direttore sportivo negli ultimi anni. E penso di aver anche dimostrato di sapere fare entrambi. Perché io ho allenato squadre dalle leghe dilettantistiche fino alla Champions League, e diretto compagini che andavano anche dalle Under 10 alle Under 19. Quest’esperienza mi ha anche aiutato enormemente dal 2012, in aggiunta ai compiti in materia di compravendita di calciatori, quando ho anche dovuto pensare per intero al RB Lipsia, portandolo dalla quarta serie ai quarti di finale di Champions League in sette anni e mezzo'”.

    La nomina di Oliver Mintzlaff in ‘Red Bull’ con un ruolo superiore a quello di Ralf Rangnick potrebbe avere qualche effetto sul futuro professionale di quest’ultimo? “Ha un piccolo effetto. Mintzlaff è un uomo di numeri: vuole il controllo totale in materia economica e di budget. Lui rispetta Rangnick come ‘ingegnere’ e scopritore di talenti. Quindi la sua nomina non sposta di molto la situazione”.

    Julian Nagelsmann è stato accostato al Milan. Quanto c’è di vero su un suo possibile approdo in rossonero? “Nessuna possibilità. Nagelsmann sta benissimo a Lipsia. Vuole cambiare la squadra il più possibile quest’estate e vincere il suo primo titolo il prima possibile. Ha un contratto fino al 2023 ed i capi sono molto soddisfatti di lui. Il Lipsia lo ha pagato 5 milioni di euro la scorsa estate. Se c’è un club che vuole provare a prenderlo, deve pagare, perlomeno, 10 milioni di euro alla società tedesca …”.

    Concludiamo con il mercato: se ti nomino Dayot Upamecano, Ibrahima Konaté, Nordi Mukiele e Dominik Szoboszlai, che percentuali mi dai per il loro approdo al Milan in estate? “Upamecano è molto vicino al Bayern Monaco. Se non va via quest’estate, lo farà la prossima stagione. Quindi penso che la percentuale che arrivi al Milan sia della 0%. Lo stesso dicasi per Konaté. Vuole fare il prossimo passo nella sua carriera approdando in Premier League. La sua nuova agenzia, quella che ne cura gli interessi, è di Londra. Mukiele e Rangnick non erano propriamente ‘grandi amici’ a Lipsia, ma, forse, la percentuale di un suo arrivo al Milan è del 10%. Szoboszlai è un giocatore molto talentuoso ed è pronto al prossimo passo fuori dall’Austria: darei un 50% di percentuale che arrivi in rossonero”.

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    Milan, Rangnick vuole un’anima italiana: i possibili nomi del suo staff

    MILAN NEWS – Secondo quanto viene riportato da Tuttosport, Ralf Rangnick è sempre più concentrato sulla sua nuova avventura al Milan. Tutte queste voci rischiano di destabilizzare ulteriormente la squadra rossonera, che comunque cercherà di conquistare un posto in l’Europa League nel caso in cui dovesse riprendere la Serie A. Al momento al sesto posto c’è il Napoli di Gattuso, che ha un organico migliore rispetto a quello a rossonero, e in semifinale di Coppa Italia il Milan dovrà giocare la gara di ritorno contro la Juventus dopo l’1-1 dell’andata di San Siro.

    La prossima stagione sarà dunque decisiva per il Milan, che non potrà più permettersi passi falsi. Rangnick a tal proposito è già al lavoro. Nelle ultime settimane il tedesco ha rilasciato troppe dichiarazioni, ma adesso è nuovamente nell’ombra per cercare di costruire una squadra competitiva in vista della prossima annata. Bisogna decidere in primis il futuro di alcuni calciatori come quello di Donnarumma, che, come tutti sanno, ha un contratto in scadenza nel 2021.

    In ogni caso Rangnick è consapevole di aver bisogno di tempo per conoscere la Serie A. La volontà dell’allenatore sarebbe quella di farsi affiancare da alcuni italiani all’interno del suo staff: fatti fuori Abbiati, Leonardo, Boban e molto probabilmente Maldini, si pensa a Mauro Tassotti, anche se difficilmente lascerà l’Ucraina in cui è vice di Shevchenko. Attenzione anche a Daniele Massaro, che potrebbe diventare una sorta di vice-Rangnick (non in panchina, ovviamente), visto che conosce ogni angolo del pianeta Milan. Da valutare infine anche la situazione di Massara e Bonera: il primo, nonostante il pressing della Roma, potrebbe rimanere, così come il secondo, che potrebbe salire di ruolo.

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    E Bonera se lo incula qualcuno, per il fatto che sta sempre avanti, pur non avendo dimostrato mai un minimo merito?
     
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    ESCLUSIVA MN - Dalla Germania, Di Caro: "Rangnick al Milan vorrebbe tutto in mano. Ha chiesto di portare Sabitzer"

    Gaetano Di Caro, agente sportivo tedesco della Gdc Sport Management e intermediario internazionale, ha parlato a MilanNews.it di Ralf Rangnick, nome sempre più caldo in ottica rossonera.

    Rangnick sembra sempre più vicino al Milan, che tipo di allenatore è?

    "Posso garantire che è un allenatore molto competente, in Germania anche molto discusso. Ha avuto in gestione una sola squadra di alto livello, lo Schalke 04. Lui è diventato famoso per aver preso in mano club che sportivamente erano messi male, quindi sarebbe la persona giusta per gestire un nuovo ciclo. Punta molto sui giovani, è circondato da persone e da scout veramente molto competenti, ha saputo formare tanti allenatori che gli rimangono fedeli".

    Tatticamente come lo descriverebbe?

    "Dal punto di vista tattico è molto in gamba. La sua base sarebbe la difesa a quattro, con un dominio di palleggio in campo con tanto di pressing. Un po' seguendo il modello di Sacchi. Conoscendo l'ambiente calcistico in Italia, tuttavia, dubito che possa far bene. Lui vuole il dominio assoluto nella gestione sportiva, è una persona introversa e quando viene criticato si chiude a riccio. Se gli affidi il dominio assoluto lui può funzionare, ma dubito che sia possibile in Italia, in un mondo dove ci sono direttore sportivo, general manager, direttore tecnico... Ognuno ha il suo reparto. E in questo ambiente non lo vedo tanto bene".

    E se avesse anche il ruolo di direttore sportivo potrebbe riuscire a fare bene?

    "Per le sue capacità assolutamente sì, al 100%, posso garantire che è davvero molto in gamba. Lui in passato ha sofferto di esaurimento nervoso. Allo Schalke, un club con obiettivo Champions come il Milan, ha avuto tante pressioni e ha subito una forte ricaduta. Quando la pressione mediatica e quella interna al club sono cresciute lui ha dovuto gettare la spugna, dovendosi ritirare per due/tre anni dal calcio. E' diventato famosissimo in Germania per la gestione che ebbe nell'Hoffenheim, lo prese dalla terza serie portandolo in Bundesliga, ottenne una grande reputazione per questo motivo. Inoltre nell'86 fece una presentazione del suo sistema nell'equivalente della Domenica Sportiva tedesca. Da quel momento in poi lo hanno chiamato il Professore".

    Perché finora non ha mai guidato una grande squadra?

    "Secondo me per lui sarebbe più facile partire da una squadra come il Sassuolo, con ambizioni di arrivare in alto potendo cominciare da zero, viaggiando sull'onda della vittoria. In Germania dubitano che lui possa essere l'allenatore ideale di una squadra già formata, con tanto di campioni. In passato ebbe contrasti coi cosiddetti campioni che magari non corrono tanto ma che cambiano la partita con un tocco di palla. Lui punta molto sull'atletica e sulla disciplina. Il Milan lo ritengo sempre una squadra legata al bel gioco, magari in questo momento lo è meno. In passato c'erano giocatori come Ronaldinho che andavano coccolati, ma se qualcuno arriva in ritardo Rangnick lo esclude dalla rosa per mesi. E' molto rigido".

    In questi giorni si parla molto di Szoboszlai, può essere il giocatore giusto?

    "E' un giocatore bravo, potrebbe fare il suo anche al Milan, ma non lo so... Qui in Germania c'è la voce secondo la quale Ragnick sarebbe già in piena sintonia con Elliott e con Gazidis per qualche giocatore che ancora non è stato mediaticamente nominato come Marcel Sabitzer, nazionale austriaco del Lipsia che sta andando molto bene. E' un giocatore molto forte, da quello che so è una esplicita richiesta di Rangnick in caso di approdo al Milan".

    Ci sono altre indiscrezioni oltre a quella di Sabitzer?

    "Non so se è un rumour fondato o meno, dato che al Milan è da poco arrivato Theo Hernandez, ma qua si parla anche di Halstenberg, terzino sinistro del Lipsia e della Nazionale tedesca. In questi giorni si è parlato del fatto che Rangnick avrebbe richiesto questi due nomi da portare al Milan".

    Come si valuta il momento del Milan in Germania?

    "Ho sempre ammirato il Milan, da emigrato italiano in Germania solamente i rossoneri mi hanno saputo regalare bel gioco nelle coppe. Dal momento in cui ha lasciato Berlusconi, tra qualche disappunto cinese e qualche intervento americano un po' affrettato, la società si è indebolita e anche per ragioni finanziarie non ha potuto inserire in una base di giocatori dei nuovi elementi che avrebbero fatto bene alla squadra. Il Milan purtroppo non è più una potenza calcistica, ma resta però uno dei club più titolati al mondo. Per questo ho forti dubbi su Rangnick in relazione al modo di vedere il calcio in Italia, dove anche i procuratori hanno più influenza sulle società rispetto alla Germania. Lui potrebbe non esprimersi al 100%, ma per iniziare un ciclo non c'è nessuno migliore di lui"

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    Sabitzer è buono, ma Halstenberg non è lento come la morte? Un Rodriguez più grosso
     
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